Atmosfera raccolta nel coinvolgimento di un folto uditorio per quella ch’è stata un’autentica full immersion nelle vicende sociali e politico-amministrative della città, tra le più antiche della civiltà urbana della Campania italica prima, e romanizzata poi. Sono le vicende, correlate con la personalità dell’avvocato Franco Venditti, dall’immediato dopo-guerra fino allo scorcio iniziale del decorso decennio. Una rivisitazione di mezzo secolo di storia locale, interconnessa con quella della provincia di Avellino e con quella nazionale, attraverso i complessi e ardui tornanti della costruzione della democrazia liberale nello Stato repubblicano, sulla scia del referendum istituzionale del 1946, che segnò la dissoluzione della diarchia, ancorata all’assetto monarchico della dinastia sabauda e al sistema fascista dello Stato corporativo; diarchia, che ha retto le sorti d’Italia per un ventennio, fino alla tragedia del secondo conflitto mondiale. E della campagna referendaria per l’istituzione della Repubblica fu tra i più attivi e intelligenti protagonisti in Irpinia e nel Sannio, con la candidatura per l’assemblea costituente nelle file della Democrazia cristiana, di cui fu fulcro propulsivo, Fiorentino Sullo. E l’uomo politico della Media Irpinia , tra le poche e significative personalità , sviluppò una coerente visione delle problematiche del Mezzogiorno e delle aree interne, prospettandone e concretizzando, negli incarichi ministeriali che svolse, le soluzioni, segnatamente sui versanti della politica delle infrastrutture, da quelle dei servizi idrici integrati, con il varo dell’Acquedotto dell’Alto calore, a quelle della viabilità ordinaria e rurale. E si era a cavallo degli anni ’50 e ’60, in coincidenza con la realizzazione dell’Autostrada del Sole, Milano–Napoli–Bari, il serpentone d’asfalto che “unificò” parti del Nord e parti del Sud, “velocizzando”la mobilità e lo sviluppo economico-commerciale dei territori.
Full immersion, nella Sala di rappresentanza del monumentale Palazzo baronale di piazza Municipio, introdotta dalla proiezione di uno straordinario filmato, realizzato con professionalità da quel “Maestro dell’arte fotografica”, qual è Massimo Scibelli. Un diorama di pregevoli e magnifici effetti, “storicizzando” alla meglio un collage di foto rare, se non uniche, diventate nel corso del tempo sfocate e consunte nel bianco-nero tradizionale , ma fatte rivivere nel nitido linguaggio originario delle immagini, grazie anche al supporto degli eccellenti e consonanti ritmi della ben curata selezione di brani di musica classica. Un’impegnativa operazione tecnica, che ha reso possibile fornire il lucido racconto in flash back della città, dagli anni ’30 agli anni ’60 del secolo scorso, in particolare, E’ il racconto, che restituisce profili di vita alla laboriosità di uomini e donne della comunità cittadina, anche se non abitano e frequentano più l’attualità dei nostri giorni; profili, “ritrovati” anche nell’integra fisicità di quartieri, strade in basolato o in terra battuta, palazzi, case e nell’armonia dello stesso paesaggio naturale, su cui il fluire del tempo ha inciso con trasformazioni e mutamenti di ordine normale, ma anche con distorsioni e anomalie prive di senso comune, dovute al “particulare” di indebite scelte e decisioni umane. Tasselli di tempo-fermato, la cui ricomposizione dà senso al presente, per aprire la corsia d’orientamento del futuro.
Fulcro del ritorno al passato, il saggio monografico, in cui Nicola Montanile ri-percorre la vicenda biografica di Franco Venditti, nell’impegno civile e politico come nella vita culturale. Sindaco della città, amministratore di lungo corso, sui banchi della maggioranza e della minoranza nei governi locali, succedutisi nel palazzo comunale e Difensore civico, quello di Franco Venditti, è un percorso esistenziale denso – e intenso- di esperienze. Diplomato giovanissimo nell’Accademia di educazione fisica, a Roma, conseguì con il massimo dei voti la laurea in Giurisprudenza e laurea in Scienze politiche nell’Università di Sassari e in quella di Firenze, sulla scia degli ottimi studi, compiuti nel Liceo classico del Convitto nazionale “Pantano”, a Benevento. Una formazione culturale solida, a cui seguì, come per tanti giovani della sua generazione- era nato nel 1915- l’esperienza bellica del secondo conflitto mondiale, sul fronte francese con il ruolo di tenente degli Alpini.
Delle molteplici connotazioni dell’azione pubblica svolta da Venditti, il saggio monografico, pubblicato da Grafica napoletana di Nola , su progetto ed impaginazione di Rino Conte, propone un ricco ed interessante corredo di foto, ma soprattutto di documenti ed atti amministrativi, tra cui quelli concernenti il patrimonio delle risorse idriche delle sorgenti dei Monti Avella, bene comune di cui l’uomo politico e l’amministratore onesto, quale Venditti appunto è stato, rivendica, in punto di diritto, di fatto e storico, la piena appartenenza alla civica amministrazione. E sono le risorse, i cui profitti di vendita ai Comuni finitimi per secoli erano stati appannaggio di potentati familiari per antichi titoli di possesso feudale e privatistico. E’ un corredo documentale davvero illuminante, il cui interesse si arricchisce con articoli e “lettere aperte” che Franco Venditti pubblicò su giornali e periodici locali, regionali e nazionali, sulle più disparate tematiche.
E se la monografia di Montanile, con l’introduzione di Gianni Amodeo, focalizza la storicità che Franco Venditti, uomo pubblico sempre ancorato alle radici della terra natìa, anche se spesso non gli è stata generosa di gratitudine, come meritava, sono state, tuttavia, le testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, direttamente o indirettamente nel discorso pubblico locale, ad ampliare la prospettiva, in cui collocare la sua azione. Di particolare rilievo le riflessioni del sindaco Domenico Biancardi nel marcare il livello di alta professionalità giuridica e legale, che l’avvocato Venditti esprimeva nel Diritto amministrativo; professionalità, che correva in parallelo con una cultura politica di ampio respiro, ancorata alle istanze della democrazia liberale e rappresentativa, permeate della concezione della dottrina sociale cattolica. E Biancardi sottolineava anche i modelli di “fare politica” del passato, in cui la dialettica tra i partiti, anche se dura e forte, non degradava nell’arroganza, nell’offesa gratuita, nell’incultura. Era il “fare politica”, che rispettava le diverse posizioni in campo, senza negarle o oltraggiarle per pre-giudizio scontato ed assolutizzante. Pellegrino Palmieri, in Consiglio comunale rappresenta il centro-sinistra, concentrava la sua analisi sulla dimensione della “popolarità”, con cui Franco Venditti è parte costitutiva ed integrante e della storia civile e democratica di Avella e del territorio.
E’ il Venditti, che gli avversari politici, espressione del notabilato locale, formato per lo più da possidenti terrieri, denigravano con l’appellativo di “ politico pezzente”; e l’aggettivo “pezzente” era riferito al rapporto umano che Venditti aveva con i ceti socialmente deboli della comunità, contadini, fittavoli, braccianti, pastori, fabbri. Un rapporto di caratura politica, per promuoverne l’elevazione civile. Altri ricordi nel disegnare, a tutto tondo, la personalità di Venditti erano forniti da Rino Pecchia, già sindaco ed assessore comunale, dall’avvocato Pellegrino Conte, anch’egli amministratore cittadino. Le letture di atti e testi giornalistici dell’uomo politico erano proposte con fine e ben recitata dizione da Lucio Belloisi, poliedrico artista, e dalla dott.ssa Maria Grazia Vitale. Il sigillo all’evento- coordinato dal professore Pietro Luciano– era dato dall’intervento dell’autore del saggio e dai ringraziamenti della famiglia Venditti all’uditorio e ai promotori dell’iniziativa. A dettarli, era Lilli, la figlia del compianto uomo politico. Presente con la lucidità di sempre- ad onta dei novanta anni e passa- e commossa la vedova, Laura, che per la monografia dedicata al marito ha dettato la dedica, che recita: “ Possa il sole splendere caldo sul tuo volto \ e la pioggia cadere leggera sulle tue braccia,\ e, finchè ci incontreremo di nuovo,\ possa Iddio tenerti sul palmo della mano”.