La lama e l’onda è un’installazione multimediale site-specific frutto della collaborazione tra il maestro Giuseppe Rubicco e il collettivo Agata. Evidente la metafora di partenza, la lama come violenza, sopruso, prevaricazione e l’onda con il suo andamento sinuoso, carezzevole, che – pur nella sua delicatezza, quasi eterea – riesce comunque ad abradere, smussare e infine spezzare, annientando la capacità di far male, tipica della lama, concepita per offendere.
L’opera , quindi, nasce con l’intento di sottolineare il tema della violenza e dell’essere violato nella società odierna, tentando di veicolare un messaggio di speranza. Grazie alla luce, il suono e il movimento che dialogano tra loro, si crea l’effetto di una lama spezzata da un’onda. Un inno alla libertà, che passa attraverso l’esaltazione della sua bellezza e sulla sua imprevedibilità. All’arte il compito di farsi Musa di poesia -con la delicatezza delle sue forme- e allo stesso tempo baluardo di difesa, trincea e campo aperto di battaglia in nome di un’idea.
A convalida del tutto , le parole del maestro Rubicco: “Pur nella diafana trasparenza del cristallo, nelle forme sinuose ed evanescenti del più luminoso dei materiali, la mia arte non è mai stata fuga in un mondo di idillio e di sogni. Ogni mia scultura, infatti, è denuncia, riflessione su un tema, un problema, che riguarda tutti noi.
Mai come in questa circostanza storica, in cui la violenza sembra regnare sovrana ed incontrollata in ogni campo, la mia arte, ora, come in passato, si fa presa di coscienza e si fa denuncia di quella violenza. In particolare la violenza sui deboli, sugli indifesi – e penso soprattutto alla donne, alle quali la nostra società non è ancora stata in grado di assicurare una parità di diritti rispetto agli uomini – mi trova sempre in trincea, a sostegno di chi ha maggiore bisogno di considerazione e di aiuto.
La presente mostra/installazione ha appunto come ispirazione centrale questo tema. Il materiale impiegato è quello di sempre, il vetro, o meglio gli scarti della lavorazione del vetro, a che nel riciclo di questo materiale, nel richiamo dello stesso ad una nuova vita, grazie l’incanto dell’arte si faccia metafora di una resurrezione, di un ritorno a nuova vita della donna. Una vita fatta di rispetto, di devozione, di vicinanza ad un essere, destinato per natura a dare la vita, ad assicurare la perpetuazione della specie.
In questa logica, la mostra nasce come riconoscimento del valore della donna, come omaggio alla sua bellezza, come devozione alla sua funzione. Un inno alla vita, che passa attraverso l’esaltazione della sua bellezza e la riflessione sulla sua imprevedibilità.”