La vita è un inferno. La cattiveria trasforma le persone, diventano violente. Le testimonianze di ragazzi e ragazze che durante le giornate formative “Non cadere nella rete” raccontano il vissuto e le dinamiche di una quotidianità che fa i conti con atteggiamenti e comportamenti devianti e oppressivi.
Le normali attività scolastiche e extrascolastiche diventano motivo di disagio fisico e psicologico. Invisibili in una comunità di indefiniti. Apparenze scriptate in corpi perfettamente ambientati in un clima di alta socialità, ma nulla é come sembra.
A tratti padroni di sè, capaci di entrare e uscire da relazioni sociali multiple, senza coinvolgersi troppo. Questo il problema.
La relazione si frantuma in tanti io, per volere tutti i costi, essere a mille, senza difetti, senza macchia. Ci si conforma alla massa per non vivere l’esclusione. L’originalità è un neo da eliminare. Le frasi ammazza personalità trovano la versione peggiore dell’etichettatura di un marchio di qualità che deprezza chi non rispetta le mode e i gusti: “Se non vesti come noi sei un “pezzotto”.
A battesimo gli inclusi al gruppo “fammi vedere quanti vali?” Rivoltare i compagni come calzini, denudarli per vedere se indossano capi di noti stilisti. Una pratica abominevole. Tirare il colletto del compagno che ascolta una professoressa e sentire il peso di una violenza di gruppo che sottace e accetta. Inamidati manichini da sottosviluppati, senza rispetto attaccano “la preda” ovunque. Il branco comanda.