di Gianni Amodeo
Ciccio, classe ’26, Peppino, classe ’28, Andrea, classe ’31. Ed è come riandare indietro nel tempo, tra gli anni ’40 e 60, ritrovando e rileggendo i loro cognomi nelle cronache giornalistiche del ”Lunedì” del Mattino, Roma, Corriere dello Sport, dedicate alle partite dei tornei e campionati dei massimi livelli del dilettantismo in Campania: sfilano così Picciocchi I, Picciocchi II, Picciocchi III secondo l’ordine seriale a scalare dalla maggiore alla minore età anagrafica.
Erano davvero fratelli speciali, che insieme con altri coetanei, carichi dello stessa passione ed amanti del foot-ball praticato un po’ dovunque fosse disponibile uno spazio, protagonisti di una bella parte della storia sportiva del territorio, e soprattutto del Baiano calcio, onorandone su tutti i campi regionali e del Molise il vessillo e la casacca sociale di colore granata, simbolo della tenacia e dell’intraprendenza. Un colore che trasmetteva tanto spirito agonistico ispirato dal modello il Grande Torino di capitan Valentino Mazzola, generoso ed “operaista”, interprete dello sport di cui si nutrivano le speranze e il riscatto civile del popolo desideroso di ricostruire e nuova vita sociale, dopo i tristi e bui anni della guerra.
Ciccio e Peppino se ne sono andati una decina d’anni fa, riversandosi in pieno e al meglio nell’attività professionale, una volta riposti gli scarpini e la casacca granata, distinguendosi costantemente per competenza, deontologia e spiccato senso dell’amicizia; Ciccio, appena laureato s’è trasferito a Roma ed ha fatto praticantato forense nello Studio dell’on. le professore Giovanni Leone, che sarà presidente della Repubblica dal 1971 al 1978, approdando per concorso al rango di dirigente del Ministero delle Poste, per risiedere stabilmente ad Ostia. Peppino, modello di socievolezza e del savoir-faire tipico dello sportivo di buon rango, ha esercitato la professione forense, attività che proseguono i figli Antonio e Francesco, mentre Aquilina è magistrato in carriera. E da qualche giorno, sulla soglia dei novant’anni li ha raggiunti Andrea, imprenditore agricolo accorto ed esperto. Una storia, quella di Picciocchi I, Picciocchi II e Picciocchi III, che si lega e incrocia con quella della generazione degli albori del Baiano calcio nella seconda metà degli anni ’20.
E’ la generazione, per intenderci, dei Foglia, Lippiello, Barone, Scafuri, Tulino, Napolitano e via proseguendo, tutti giovani, universitari, da un lato, che sarebbero diventati dirigenti pubblici, magistrati, professionisti di valore, e artigiani, dall’altro, che avrebbero creato importanti e rinomati laboratori; è la generazione che si fece in quattro e … più, appena acquisì la disponibilità del terreno in via Olmo – in virtù d’un appropriata azione amministrativa, condotta nei primi anni ‘30 dal podestà comunale pro tempore, l’avvocato Giuseppe Lippiello, in sinergia con il Rettorato della Chiesa Madre Santa Croce e con la Curia diocesana di Nola– per trasformarlo con le proprie mani in un “rettangolo di gioco” per mt 110×60, dotandolo con un efficiente sistema di drenaggio “naturale” e di un adeguato manto d’erba. Era il “Bellofatto” con la caratteristica staccionata perimetrale in tronchi di castagno che serviva a separare il pubblico dai giocatori in campo, ma anche con la messa in sicurezza esterna con l’alto muro di cinta su via Olmo.
Non c’erano, però, gli spogliatoi e per la bisogna si faceva ricorso all’ospitalità fornita nell’androne e nei locali a pian terreno del proprio palazzo dai genitori del trio Picciocchi, don Antonio ed donna Aquilina. E bisognava attraversare un piccolo tratto della Strada statale delle 7-bis, per raggiungere o uscire dagli spogliatoio più che … famigliari. Una carenza, al pari di quella della rete metallica di recinzione del rettangolo di gioco per ragioni di sicurezza pubblica, a cui si porrà mano a cavallo degli anni ’40 e ’50. E sono le annate agonistiche, che segnano la graduale ripresa dell’attività della Federcalcio regionale, in cui il Baiano piccolo-piccolo costruisce il proprio identikit di formazione volitiva e coriacea, in grado di misurarsi senza sfigurare affatto, anzi centrando non raramente l’en plein, con Turris, Savoia, Angri, Sorrento, Juve Stabia, Palmese, Paganese, Cavese, Pomigliano, Nola, Mariglianese, Atripalda, Cicciano e via continuando.
Picciocchi I, lo schietto e buon Ciccio dal sorriso accattivante, di “questo” Baiano era la saettante ala sinistra, veloce sul filo dell’out e abile nel crossare di rientro. Ed era dotato di tiro potente: nelle “giornate” di gran forma era incontenibile. Picciocchi II, il disinvolto e accomodante Peppino, tecnicamente sicuro di sé, era ala destra, ma per duttilità tattica interpretava bene il ruolo di mezz’ala destra, grazie alla visione di gioco che lo caratterizzava e per la precisione nel tiro vellutato e sicuro di collo piede, prezioso negli assist e infallibile nel perforare le difese avversarie. Un punto di forza del Baiano insieme con Picciocchi III, stopper poderoso e all’occorrenza difensore d’ala destra o sinistra senza difficoltà, colpitore di testa sicuro dall’alto del suo mt.1,84 e fornito di tiro a lunga gittata.
Non c’è, tuttavia, solo casa – Baiano, specie per Picciocchi II e Picciocchi III. Qualità tecniche, serietà nella preparazione e spinta agonistica, li rendono più che affidabili e così approdano per due annate agonistiche nell’Aversa, passando successivamente nelle file dell’Atripalda d’ Ivo Vetrano, con cui avevano fatto parte del Baiano delle prodezze, edizione ‘52\53, allenato da Ruggero Zanolla. Una squadra da spettacolo, a cui la domenica, al “Bellofatto”, rendevano … festa e omaggio almeno mille spettatori.