di Giuseppe Napolitano
La Consulta ha giudicato inammissibile il referendum sull’eutanasia legale. Per i giudici della Corte Costituzionale non sarebbe ammissibile il quesito che chiedeva di depenalizzare l’omicidio del consenziente regolato dall’articolo 579 del codice penale. Erano state raccolte e presentate oltre 1 milione e 200 mila firme a sostegno del referendum.
Questo era il quesito: “Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con R.D. 19 ottobre 1930, n.1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole “la reclusione da 6 a 15 anni”; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole “Si applicano”?”
La Corte costituzionale – si legge in una nota – si è riunita oggi in Camera di Consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato ‘Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)’. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.
“Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia”, ha detto Marco Cappato, dell’associazione Coscioni, commentando la notizia.
Alle solite promesse di quegli stessi parlamentari che, per anni, non hanno dato, loro sì, alcun segno di vita.
Si spera che questa classe politica provi a prendere finalmente una posizione concreta in merito ad un argomento e ad una problematica così delicata, che possa spingere il Paese ad un passo di civiltà nei confronti di chi è costretto a vivere in un letto senza poter più parlare, camminare, lavarsi, vestirsi, respirare.