Mai come in questo periodo storico, la provincia di Avellino è diventata un “feudo” subordinato agli interessi politici del governatore della Regione Campania.
Una sorte beffarda per il nostro territorio, dove, a dispetto delle dimensioni, il pensiero politico emergeva in maniera forte, proiettando tutto il sistema locale in un contesto più ampio con evidenti ricadute positive sui territori.
Non attardandoci in lunghe analisi sociologiche, appare evidente che gli attuali protagonisti dello scenario provinciale non hanno lo stesso spessore degli attori del passato.
Quello che rende grave e pericoloso tutto ciò, non è solo la mediocrità dei personaggi sulla scena politica ed amministrativa irpina e regionale, ma la totale subordinazione agli interessi del padrone. Una circostanza che riconduce ai meandri post-unitari della politica dei notabili.
Oggi, come a quell’epoca, il fine ultimo era occupare i posti di comando, senza un pensiero lungo e programmatico, ma solo per affermare la propria posizione dominante.
Ecco quello che sta accadendo e la riprova è fornita da come l’amministrazione regionale mortifica ogni giorno la nostra terra.
Tutto ciò emerge, in maniera evidente, nella vicenda dell’Ato Rifiuti, dove invece di discutere sul modello organizzativo da mettere in piedi, si propone una lista di amministratori, che armata alla meglio, sceglierà la nuova governance con le regole imposte dalla casa regnante e non negli interessi dei cittadini amministrati.
Si dovrebbe, invece, discutere di un sistema di prezzi coerente con la gerarchia dei rifiuti.
Se si facesse ciò, si guiderebbe il sistema verso i principi di “autosufficienza”, “prossimità”, e di “gerarchia” nelle operazioni di gestione dei rifiuti, che sono i principali vincoli normativi che concorrono a influenzare i confini della regolazione delle politiche di un ATO rifiuti.
Tra l’altro, alcun pensiero ed alcuna proposta è stata formulata sulla presenza, la distribuzione territoriale, la tipologia e la capacità degli impianti di trattamento che influenza il settore della raccolta dei rifiuti, la sua struttura e organizzazione e, quindi, la sua dotazione di fattore lavoro e capitale.
L’insieme di questi elementi porrebbe, tra l’altro, un vincolo di natura industriale rispetto all’intervento regolatorio, concorrendo a identificare, in maniera differenziata per ciascun territorio, il fabbisogno di investimenti sia a valle che nella stessa fase della raccolta, in funzione del rispetto della gerarchia, degli obiettivi di riciclaggio e dei principi di “autosufficienza” e “prossimità”.
La dotazione impiantistica attuale e l’individuazione del fabbisogno residuo di trattamento influisce poi sulla stessa articolazione del servizio e i relativi costi, anche di natura ambientale.
Questa definizione, non da ultimo, è di fondamentale importanza per la caratterizzazione dell’attività di regolazione dei monopoli naturali: nella fattispecie, di definizione dei corrispettivi di accesso agli impianti di trattamento, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti.
Dalla politica irpina doveva arrivare non una lista unica, ma una riflessione seria ed attenta sulle strategie da adottare per ottenere a favore delle amministrazioni locali tariffe più eque e sostenibili.
Perché non prendere come esempio il modello delle poche amministrazioni che mettono a gara l’affidamento del servizio?
Infine, come per altri settori caratterizzati da esternalità ambientali, anche quello dei rifiuti non può prescindere dall’esigenza di conformare la gestione delle diverse attività ai principi della sostenibilità.
In questa direzione la regolazione è chiamata a identificare un’articolazione tariffaria che rifletta il principio del “chi inquina paga”, che disincentivi la produzione di rifiuti e in particolare quella del rifiuto indifferenziato.
A tale scopo potrebbe peraltro rientrare tra le attività del soggetto regolatore quella relativa alla completa applicazione del principio della “responsabilità estesa del produttore”.
Dalla classe dirigente irpina mi sarei aspettato non una lista unica di soggetti, alle volte persino ignari della materia, ma una riflessione sistemica sul pianeta rifiuti in provincia.
Invece, ad un anno dalle elezioni politiche, il livello di discussione del sistema politico provinciale continua ad essere quello del “baratto”. Ecco, non proprio una bella prospettiva.
Gianluca Camerlengo Comitato provinciale Avellino in Azione