di Lucio Ianniciello
Il gol che ha permesso ai lupi di agganciare il Catanzaro, l’apoteosi sul filo di lana, l’autore Antonio Di Gaudio: “Rappresenta un premio, uno slancio. Ho passato un periodo difficile”.
Spiega cosa è successo, ieri in campo dopo quasi due mesi: “Adesso sto bene. Dopo Foggia e Campobasso ho avuto un problema al ginocchio, una borsite mal curata. Una pallonata col Monopoli e ancora borsite. Giocavo ma non mi allenavo, quindi si è deciso che dovevo fermarmi. Quando ero pronto è sopraggiunto il Covid, per fortuna solo della tosse. C’è stato il contagio con il mio bimbo, non riuscivo a negativizzarmi”.
Sul gol rivela: “In una telefonata il direttore mi ha detto di fare la sterzata e segnare. Quando la palla si è insaccata ho pensato subito alle parole del ds. Veramente incredibile. Mi è stato vicino, così come il team manager, l’ufficio stampa. Bisogna dare di più nelle restanti gare. Ringrazio la mia famiglia, a cui va la mia dedica. In carriera ho avuto pochi infortuni, perciò mi sono un po’ demoralizzato, non essendo abituato”.
La gara con la Turris e quelle che verranno: “Una finale il derby che abbiamo vinto. Non bisogna esaltarsi troppo quando si vince e non deprimersi quando le cose non vanno bene. Ora testa a Bari, un’altra finale, così come Vibonese e Foggia. Ripartire più forti che mai”.
Va nello specifico sulla sfida ai galletti, già promossi in B: “Ho tanti amici a Bari, con Bianco abbiamo giocato insieme nel Carpi, con Di Cesare e Scavone a Parma, Frattali. Io non mando messaggi, farò i complimenti quando finirà il campionato. Mi conoscono, il successo l’hanno meritato”.