di Gianni Amodeo
Un sistema di governance dal basso, che si propone il precipuo e basilare obiettivo di coinvolgere le Autonomie locali, rendendole dirette responsabili e protagoniste della programmazione e della gestione dei servizi idrici integrati. E’ il sistema contemplato dalla legge regionale della Campania, ch’ è in vigore dal 2016 e, una volta superata del tutto la fase di commissariamento degli ex- Ato, è ormai immessa sui binari dell’operatività, con la ripartizione dei 550 Comuni campani in Distretti, a loro volta amministrati dai Consigli eletti un mese fa e formati da sindaci o rappresentanti dei Consigli comunali; una condizione di assestamento ch’è stata integrata e completata dalla recente conferma di Luca Mascolo – già amministratore comunale di lungo corso e sindaco di Agerola– alla presidenza del Comitato esecutivo dell’Ente idrico campano.
E’ lo scenario, per il quale l’ affidamento delle gestioni delle reti è deciso dai Distretti che compongono l’Eic ed è ratificato dal Comitato esecutivo dello stesso Eic; affidamento che dovrebbe essere in dirittura d’arrivo, il prossimo anno. E spetta all’Eic nel quadro del piano d’ambito l’adozione per ciascun Distretto delle tariffe dei servizi idrici integrati soggette, a loro volta, all’approvazione dell’ Autorità di regolazione per energia reti ambiente, in acronimo, Arera. Uno scenario che fa da sfondo ad una partita che in Campania si apprestano a fronteggiare Società specializzate di settore, Consorzi pubblici, l’ Acea, holding attiva nei servizi per ambiente ed energia, con capitale pubblico-privato, ripartito tra Roma– Capitale, la francese Suez, la Francesco Gaetano Caltagirone, la Gori, Ottogas, Ge.se.sa. e via seguendo, restando in sospeso la situazione dell’ Alto Calore servizi, la società consortile intercomunale operante in provincia di Avellino e Benevento, gravata dall’indebitamento consolidato per 150 milioni di euro e sottoposta a procedura fallimentare.
Affidamenti e tariffe, partita difficile complessa
Quale futuro per i servizi idrici integrati del Consorzio “fiduciario”
E’ una partita complessa ed articolata quella degli affidamenti gestionali per i corposi interessi in ballo, nella quale, a loro volta e per la loro specificità, sono tutti da chiarire e comprendere i profili che sono “destinati” ad assumere e a connotare i servizi idrici integrati, che da oltre un secolo – secondo modalità e criteri di stretta economicità e tariffe più che modiche rispetto ad altri contesti- sono erogati a favore dei Comuni di Avella, Baiano e Sperone – per una popolazione che allo stato attuale supera i 15 mila abitanti, in complesso. E’, come si sa, un rapporto costituito quale Consorzio di fatto e su base fiduciaria, per dir così, trasformato in semplice e regolare Convenzione con stipula sottoscritta nel 1961 d’intesa con la Cassa del Mezzogiorno, che aveva realizzato un importante programma di opere e lavori, per potenziare e migliorare soprattutto l’impianto di captazione e adduzione nel ripartitore del Fusaro nelle reti comunali delle acque sorgive dislocate nei Monti Avella. Un Consorzio di fatto, che, proprio in assenza del riconoscimento giuridico e legale con il correlato assetto di personale e strutturale, pur costituendo un importante fattore di coesione socio-politica, identificativo dei tre Comuni, potrebbe restare escluso dalla gara di affidamento dei servizi idrici integrati; gara di affidamento che contempla requisiti mirati alla luce delle Direttive europee, mentre è atteso il varo dell’importante disegno di legge sulla Concorrenza per i servizi pubblici, al vaglio della competente commissione del Senato; disegno di legge, i cui principi e finalità allineano il sistema- Italia al quadro normativo europeo generale e largamente praticato nei Paesi del Nord.
Lo stato dei servizi idrici integrati in Campania
La gestione in economia e i suoi limiti
Occhio, intanto, al ciclo dei servizi idrici integrati che, notoriamente, è articolato in quattro segmenti; da quello della captazione e adduzione dell’approvvigionamento idrico domestico e per le attività produttive strettamente intese a quello del sistema fognario, da quello della depurazione a quello della limitata e circoscritta dispersione a livelli fisiologici dell’acqua. Sono quattro segmenti, la cui complementarietà in standard convergenti di qualità contestuali secondo criteri ben definiti, è garanzia dell’indice di normalità ed efficienza dell’intero ciclo. I servizi erogati secondo i parametri della normalità qualitativa rientrano nel prospetto della cosiddetta salvaguardia, a tutela della vivibilità ambientale e del territorio.
In Campania, su 550 Comuni, ben 349 Comuni realizzano, l’intero ciclo secondo i principi d’ economia spinta, sulla base di criteri ”ragionieristici” che per se stessi non assicurano la qualità del ciclo, penalizzando uno o più segmenti del ciclo, a cui corrispondono – con gradazioni variabili- servizi forniti con minori indici d’ efficienza e funzionalità, che, come tali, non rientrano nella sfera dei servizi erogati in salvaguardia nell’integrale osservanza degli standard europei, ancorché “collocabili” nell’ambito della tollerabilità. In pratica e semplificando, si investe con relativa normalità, per assicurare l’ esercizio per le cosiddette utenze di approvvigionamento domestico, mentre per la piena operatività delle reti fognarie e degli impianti di depurazione, si investe meno, molto meno della normalità. Sono investimenti ridotti all’essenziale o poco più oltre il livello dell’essenziale, sia nella regolarità della manutenzione delle infrastrutture, sia- e soprattutto- nei controlli specie sulla nocività e pericolosità delle acque reflue, grave e super-aggressiva insidia verso la vivibilità e la qualità dell’ambiente. E, come se non bastassero tali fattori di criticità, emerge in modo preoccupante la dispersione delle acque di sorgente– dichiarazione del presidente dell’ Eic, Luca Mascolo, resa appena la settimana scorsa- che tocca addirittura il 50% per le inadeguatezze delle infrastrutture proprio nei Comuni della Campania.
In concreto, i servizi resi in economia hanno costi ed oneri più ridotti ai servizi resi integralmente secondo la normalità. Ma si tratta di risparmio ingannevole, che si sconta in concreto e in modo permanente, con incidenze del tutto negative sulla generale vivibilità dei territori. Le criticità fognarie e le criticità di depurazione– va ribadito fino alla noia che … infastidisce – alterano gli equilibri ambientali, contaminando sia le falde acquifere che aria,finendo per condizionare e penalizzare irreversibilmente la comun salute di tutte le specie viventi.
Non a caso, gli organi di controllo dell’Unione europea sanzionano– ogni anno- questa situazione largamente diffusa in Campania e nel Sud con procedure d’infrazione per decine di milioni di euro carico dello Stato italiano; procedure d’infrazione a carico della fiscalità generale e locale. Come a dire a carico degli onesti cittadini contribuenti. E, naturalmente, gli organi di controllo dell’Ue, non risiedono su Marte.
Le possibili e concrete risposte del Pnrr
Il prospetto configurato nelle linee generali e di massima non può che interpellare- tornando alla Convenzione dei servizi idrici integrati intercomunale– i civici consessi di Avella, Baiano e Sperone, facendo riferimento ad alcuni fondamentali quesiti da analizzare e focalizzare attentamente e senza pregiudizi di alcuna specie, primo tra tutti quello relativo alla possibilità di dare continuità alla Convenzione in atto, e con quale veste, forma e struttura, considerato che non corrisponde ad un Consorzio pubblico e che la sua eventuale costituzione a norma non solo comporterebbe per obbligo di legge oneri economici specifici, ma addirittura sarebbe impraticabile per le disposizioni risalenti alle restrizioni della Spending rewiew.
Altri e più rilevanti quesiti sono, invece, quelli concernenti le opportunità che offre il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nel quadro della missione per la transizione ecologica, per resettare sistemi fognari, riordinare le infrastrutture idriche, di depurazione e contenere i fenomeni di dispersione. Di prima impressione, il ciclo dei servizi idrici integrati dei tre Comuni non sembra versare in particolari condizioni di sofferenza, sussistendo lo stato di salvaguardia sia per l’approvvigionamento domestico, sia per il contenimento fisiologico della dispersione al minimo. Elementi di sofferenza, con criticità rispetto ai parametri di salvaguardia potrebbero, invece, sussistere in misura ridotta per fogne e depurazione, ma non certamente ai livelli di diffusa criticità toccati negli anni ’60 e ‘70 nel settore delle acque reflue ad alta concentrazione di scorie nocive e pericolose, derivanti dalle attività produttive di opifici del settore degli insaccati di carne e della solforazione delle ciliegie, immesse per lo più e direttamente nelle fogne senza i dovuti pre-trattamenti, con gli indiretti riscontri rappresentati dall’alta diffusione sul territorio delle patologie tumorali, ancorché siano patologie multifattoriali.
Fare chiarezza sullo stato delle cose esistenti e sulle modalità di rapportarsi alle importanti opportunità del Pnrr con congrue, trasparenti e condivise scelte, è compito delle civiche amministrazioni, che potrebbero varare una Commissione paritetica intercomunale, che con l’apporto delle professionalità presenti nei Consigli e il sostegno degli Uffici tecnici, studi l’intera materia e formuli anche proposte di ordine progettuale, se necessarie. Un impegno, che il Pnrr promuove ed agevola, se davvero con politiche di coesione e strategie convergenti si valorizza il territorio– ch’è ancora ben sano– e la sua valenza attrattiva per qualità di vita e ambiente.