Oggi 18 aprile la chiesa celebra san Galdino di Milano (Galdino della Sala), nacque a Milano nei primi anni del XII, da una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia cittadina. Fu cancelliere e nel 1149 divenne arcidiacono, acquisendo una posizione eminente in seno al capitolo della cattedrale, in un periodo cruciale della lotta dei comuni italiani contro Federico I Barbarossa, lotta che non fu soltanto politica, ma anche religiosa, soprattutto quando, alla morte di Adriano IV, il 1 settembre 1159, sfociò in scontro aperto il dissidio tra la Sede apostolica e Federico Barbarossa e al nuovo papa Alessandro III fu contrapposto dalla fazione filoimperiale, minoritaria nel Collegio cardinalizio, l’antipapa Vittore IV, Galdino prese posizione pubblicamente e si schierò, come il suo arcivescovo Oberto da Pirovano, sostenendo Alessandro III. Nell’agosto 1160, in un clima carico di tensioni, in un momento in cui gli interessi della Santa Sede e quelli del Comune di Milano sembravano coincidere nello sforzo contro il Barbarossa, Galdino si trovava, sempre al seguito del suo arcivescovo e insieme con gli altri più importanti membri del capitolo della cattedrale, sul campo di Carcano accanto alle truppe milanesi nella giornata in cui queste ultime inflissero una seria sconfitta a Federico. E quando nel marzo 1162, alla vigilia della distruzione di Milano, l’arcivescovo abbandonò la città per non essere costretto a fare atto di omaggio all’imperatore, Galdino lo seguì nell’esilio. Galdino incontrò quindi Alessandro III a Genova e lo seguì in un suo viaggio a Maguelonne, Montpellier, giungendo sino a Clermont. Successivamente seguì ancora il pontefice in Sicilia e quindi a Roma dalla quale tornò nel 1165. Quando Alessandro III tornò alla guida della Chiesa nel 1165, egli nominò Galdino cardinale prete con il titolo di Santa Sabina, morto a Benevento il 27 marzo 1166 l’arcivescovo Oberto, nel timore che gli scismatici eleggessero un arcivescovo indegno, lo nominò suo successore sulla cattedra milanese, consacrandolo egli stesso, il 18 aprile 1166, quale arcivescovo di Milano. Fu il primo arcivescovo di Milano insignito della porpora cardinalizia. Seguendo le direttive pontificie, diede pieno appoggio alla Lega Lombarda dei Comuni, costituitasi quello stesso anno a Pontida, e favorì, nel 1168, la fondazione di Alessandria, così chiamata in onore di papa Alessandro III, che fu il primo centro di resistenza al Barbarossa e diventò poi, per interessamento di Galdino, sede episcopale suffraganea di Milano. Uomo di grande carità, Galdino organizzò la distribuzione del pane ai poveri e sentì fin dagli inizi quale pericolo rappresentassero per la fede le nascenti eresie dei catari, contro le quali predicò vigorosamente senza risparmiarsi. La morte lo colse mentre predicava, dal pulpito, nella chiesa di santa Tecla a Milano, da dove stava terminando un sermone contro gli eretici Catari. Morì il 18 aprile 1176; patrono della Lombardia.
18 aprile: beata Maria dell’Incarnazione (al secolo Barbe Acarie Avrillot), nacque a Parigi (Francia) il 1 febbraio 1566, da una famiglia nobile, studiò dalle Suore Minori dell’Umiltà di Nostra Signora a Longchamp, dove apprese a leggere, a cantare, a dire il rosario. Nel 1580 lasciò il monastero, all’età di 14 anni, con il desiderio di servire i poveri malati all’Hôtel-Dieu (l’Ospedale Maggiore di Parigi), ma i genitori impedirono la sua aspirazione allo stato religioso e la obbligarono a sposare, a 16 anni, Pierre Acarie, visconte di Villemor, signore di Montbrost e di Roncenay, membro della Corte dei Conti di Parigi, ricco e cattolicissimo. Ebbero 6 figli, di 3 figlie divennero carmelitane e uno dei figli sacerdote. Pietro aveva speso un’ingente somma di denaro a sostegno della Lega Cattolica durante le guerre civili di religione in Francia e quando, nel 1589, divenne re il protestante Enrico IV, fu esiliato da Parigi, le sue proprietà furono confiscate dai creditori e la famiglia lasciata in una situazione molto difficile. Ella conobbe allora l’ingratitudine, ma sorretta da eroica fiducia in Dio, lavorò instancabilmente giorno e notte per i figli e per il marito, fino ad ottenerne la completa riabilitazione. Ricompostasi così la famiglia dopo quattro anni e rientrati in possesso della casa e degli averi, la Beata s’impose di nuovo alla stima generale, compresa la famiglia reale. Il giovane Pierre de Bérulle, suo cugino e futuro cardinale, la venerava come madre; san Francesco di Sales l’approvava e dirigeva come sua guida spirituale. Divenne famosa a Parigi per le sue opere di carità, era impegnata nel visitare gli ammalti, dare da mangiare ai poveri, assistere i morenti come anche nell’istruire coloro che si convertivano dal protestantesimo e nell’aiutare varie case religiose. Nell’autunno 1601, lesse i libri di santa Teresa d’Avila e si sentì spinta a introdurre in Francia la riforma religiosa. Tempo dopo la santa le apparve visibilmente mentre pregava e l’avvertì che la volontà di Dio stava nel fondare un monastero del Carmelo teresiano a Parigi. La prima pietra fu posta il 29 aprile 1603. La compagnia incaricata di prendere contatti in Spagna, lasciò Parigi il 26 settembre 1603. Le sei carmelitane scalze richieste furono scelte non per le grazie speciali di cui beneficiavano, ma per la loro carità, tra queste c’erano la beata Anna di Gesù e la beata Anna di San Bartolomeo. Lasciarono Avila il 29 agosto 1604 e arrivarono a Parigi il 15 ottobre 1604. Due mesi dopo bisognò aprire un nuovo Carmelo a Pontoise. Nel 1613 morì il marito Pierre, dopo una breve ma penosa malattia, e Barbara entrò, il 15 febbraio 1614, nel monastero carmelitano d’Amiens, come suora laica, il 7 aprile 1614 vestì l’abito carmelitano, assumendo il nome religioso di Maria dell’Incarnazione. Le sue tre figlie, Marguerite, Marie e Geneviève, erano già carmelitane e quando, poco tempo dopo, la maggiore fu nominata vice priora, Barbara fu la prima a prometterle obbedienza. Da religiosa, edificò le consorelle con l’attendere ai più umili lavori di cucina, con piena sottomissione a tutte, con il culto della povertà e una delicatezza di carità verso le ammalate. L’avvento di una nuova priora e le incomprensioni con il cardinale Pierre di Bérulle causarono il suo trasferimento a Pontoise, che le fu motivo di acute sofferenze. Il 7 dicembre 1616, per ragioni di salute venne inviata al Carmelo di Pontoise, dove, dopo lunga malattia, rese dolcemente l’anima a Dio. Morì il 18 aprile 1618.
18 aprile: beato Luca Passi, nacque a Bergamo il 22 gennaio 1789, da una prestigiosa e nobile famiglia bergamasca. Educato nell’ambiente familiare fino a 18 anni, Luca frequentò successivamente il seminario di Bergamo e il 13 marzo del 1813 fu ordinato sacerdote. Il 16 maggio 1815 entrò a far parte del collegio apostolico di Bergamo, che riuniva alcuni sacerdoti diocesani che si distinguevano per una solida spiritualità e una vivace vita apostolica ed erano vincolati da uno speciale voto di obbedienza al loro vescovo e al pontefice: papa Gregorio XVI gli concesse il titolo di missionario apostolico. Le condizioni di degrado morale della società, l’analfabetismo e l’ignoranza religiosa ebbero una forte ripercussione sui bambini e sui giovani, molte volte abbandonati a loro stessi. Nel 1810 assunse la direzione della Confraternita del Santissimo Sacramento di Calcinate e nel 1811 di quella della Dottrina Cristiana. Mosso da un forte realismo e da un indomabile zelo per la salvezza delle persone, con l’aiuto di suo fratello Marco, anch’egli sacerdote, organizzando i membri della congrega, progettò e realizzò strumenti idonei per l’evangelizzazione e la promozione delle classi più deboli, nel 1815 diede vita alla “Pia Opera di Santa Dorotea”. Nata dal suo cuore di sacerdote-missionario, come risposta a un’esigenza pastorale fortemente sentita, l’Opera mirava a consolidare le giovani generazioni nella fede cristiana, attraverso l’impegno di molte donne che diventavano per loro “amorosa guida”. Successivamente, Luca, propose la stessa formula apostolica per i ragazzi, con l’“Opera di San Raffaele” e diede vita al “Progetto morale ed economico”, un’istituzione di tipo socio-religioso per i giovani della campagna. L’attività di Luca confluì, infine, nella fondazione dell’Istituto delle “Suore Maestre di Santa Dorotea”, il 6 agosto 1838. Il ramo maschile, di San Raffaele, si diffuse a Genova per opera di don Giuseppe Frassinetti, oggi Venerabile, e di don Luigi Sturla, ma non si diffuse a causa dei Moti rivoluzionari del 1848-49. Maggiori fortune ebbe il ramo femminile, di Santa Dorotea. Le Dorotee si diffusero in varie città italiane dando origine a varie congregazioni, tra le principali, quella della fondatrice santa Paola Frassinetti. Morì a Venezia il 18 aprile 1866.