L’ Irpinia è terra dura. E qualche abitante, ne eredita tale consistenza. Mi è capitato tra le mani, non un libro, ma un diario. L’ho letto tutto. Ho pensato molto. A quel bambino prima, uomo poi, maturo oggi. Ho trascorso il tempo ,leggendo quella testimonianza, raffrontandomi continuamente. Ricordavo i tempi trascorsi e trascritti. I miei tempi, con quei tempi. Ogni pagina letta e girata erano anni passati. Ad inseguire. Un sogno, una posizione. Soprattutto uno status. Molti affanni, molti successi. Taluni drammi. Il volume dà la voce e l’opportunità, finalmente, di spiegare come si svolge una vita. Arnaldo “Sabatno” Nigro parte dall’inizio. Come è giusto che sia. Non che, questo, fosse un testamento, beninteso. Ma un racconto. Autenticamente vero. L’articolazione di una vita. Passata a velocità sostenuta. Con qualche pausa. Forzata e voluta da un destino. In buona parte preteso ed inseguito. Il Nigro ci racconta come si snoda un mondo. Il proprio. Attraverso un tavolo di un Ristorante. Il suo. Commistioni ed integrazioni. Calcio, Politica, Imprenditoria, Legalità e non. Forse anche amori, chissà! “Sabatino “da dietro un bancone ha visto girare il caleidoscopio del vissuto. E forse un po’ l’ha indirizzato. Tanto prima o poi, tutti, ma proprio tutti, sono passati per i suoi tavoli. Una pietanza ed un consiglio. Maturità mutuata dalle avventure pregresse. I vari personaggi accomodatisi, spesso si sono confusi e mescolati con i suoi ricordi. Ed ecco che mentre si tratteggia, magari, la figura del politico più importante d’Italia, di quei tempi, arriva soccorritrice, la memoria di un bambino. Che lascia prestissimo il borgo natio: Tufo. Per pochi attimi con la famiglia. Poi ,di corsa, ancora imberbe, da solo. Fare il cameriere. Spesso la vita di un vincente inizia servendola. Fare i conti con pochi soldi e tanta nostalgia. Ma da lì inizia il tutto. Girandola e volano di un’avventura, che certamente non è ancora all’epilogo. Persone e fatti giustificano giorni, successi ed entusiasmi. L’ onta di una reclusione ingiusta e vigliacca. Il contraltare di una spregiudicata e vincente intuizione imprenditoriale. Fatta di Mense, Servizi e proficui rapporti sindacali. La creatura Malaga. Cresciuta sempre più e dotata, col tempo, in maniera complementare anche di Hotel. Attività ricettiva spostata dalla sua atavica posizione. E che ha trascinato appresso favori e clienti. Sempre affezionati. Sarebbe stato così anche se fosse andato in capo al mondo. Amici, alti magistrati, giornalisti ed artisti. Un corteo che ha sempre mostrato, tutt’ora, una appartenenza incondizionata ed incontrovertibile. Allora, leggendo le ultime righe, dell’ultimo capitolo, non puoi non pensare a ciò che contengono. Un tacito consiglio, un sottaciuto tramando, un malcelato volere con indirizzo familiare, a chi porterà avanti la sua opera. La sua voce riporta il pensiero: io sono questo. Di me resterà questo.
Ed è assolutamente tanto.
Arnaldo “Sabatino ” Nigro, non ha mai servito solo pietanze. Accanto, sempre, emozioni. In tutta onestà. Ora è documentato.