L’aria che si è percepita era di sfida. Già da giorni. Non va bene. Le opposizioni a prescindere,non hanno mai pagato. Da tempo, ormai, ho raccontato di battaglie sportive. All’interno di un perimetro di gioco,in uno stadio. Mai su di un sagrato. E mai ho dovuto spiegare di una mancanza, assoluta, di un vincitore. Credo nessuno se ne sia accorto, o lo abbia minimamente percepito,ma domenica scorsa,il popolo di Mugnano del Cardinale, inconsapevolmente, si è sottoposto ad un test. Quello dell’appartenenza. Dell’identità. E per pochi,dell’accettazione. Solo chi è natio ,del luogo, sa e comprende. E domenica ne ha avuta ampia conferma. Siamo gente tosta ed individualista. Aspra ed amara. Vera e dura. Guardinga e difficile. Difficilmente si accampa il perdono. Una comunità che non fa sconti. Prendere o lasciare. Ho pregato, ed il luogo era quello giusto, per un accordo. Mi sono adoperato per questo. Molto vanamente. Ho provato in quei momenti la dura legge dell’intransigenza. Processione si,Processione no. Quando le ragioni vengono uccise dal diniego. Nudo,crudo e senza logica. Eduardo De Filippo diceva: “non bisogna servirsi del teatro. Ma servirlo.” Così è per tutte le opere cui ci si appresta.
Domenica 26/06/2022 Mugnano del Cardinale ha abdicato. Promuovendosi paese a parte. Ha fatto il filo all’anarchia. Ha preferito crearsi regole e ragioni piuttosto che seguire l’ordine costituito. Ha messo in discussione autorità civili, militari e religiose, al posto di assecondarle. Non è normale,ne credibile. Una straordinaria tattica per perdere. Tutto e tutti. Il mondo si evolve, guardando oltre i propri confini. Saremmo tutti miopi,chissà! Senza andare troppo oltre,c’è il vento nuovo. Noi,no. Non ci aggrada. Eppure ad un sindaco viene imposto il prefetto. Al maresciallo, il comandante. Ad un prete, il Vescovo. Ma pare che non possa essere sempre così. E se ne possa fare ,anche, a meno. Individualismo pericoloso. Ora,quindi, può essere tutto possibile?
Ho sempre vagheggiato dell’unità popolare Mugnanese. Un franco e grasso errore,devo ammettere. Molti spettatori erano presenti, e financo disinteressati, all’evento consumato nel Santuario. Immobili. Voglio credere, perché sgomenti.Abbiamo comitati, enti ed associazioni. Quasi tutti mancanti, peccato! Nessuno intervento, nessuna mediazione. Poco interesse. Frattura scomposta. Lasciarla così provoca dolore indicibile. Bisogna lavorare sulla tradizione. Non la si abbandona, ma non ci si inchioda. Anche perché domenica alla stessa si è data una spallata totalmente destabilizzante. Non permettendo,per la prima volta, il corteo Sacro. Quello si tradizionale! E proprio da chi ne era fautore inossidabile,di questa obbligatoria tradizione. Fortunatamente, dovremmo vivere nell’età della ragione. Con fatica e dolore siamo passati dalla carta al computer, dalla lira all’euro. Addirittura dal fumare in pubblico al vietarlo assolutamente. Continuo a credere che bisognerebbe andare incontro al Santo. Non che Egli debba accomodarsi nelle proprie dimore. Si chiama devozione. Altrimenti è altro. Tutti dovrebbero provare per ciò che è accaduto fitte lancinanti. Le mie le porto addosso. Diversamente la situazione diventerebbe critica. Da stato comatoso. Dicono che il miglior medico di ognuno, sia,proprio, se stesso. La sconfitta,il dolore,la vergogna, la viltà, il disinteresse, la prepotenza, l’arroganza, l’imposizione, la prevaricazione, il far finta di nulla e la delusione,hanno tutti lo stesso sapore: amaro. Il mio paese,domenica, ha perso. Io ,ho paura,con qualche motivo, di perdere il mio paese, non riconoscendolo per ciò che credevo.
Enzo Pecorelli