La nuova giunta comunale è composta da 8 componenti, di cui 4, nominati con decreto sindacale, secondo quanto previsto dalla legge e dal Regolamento Comunale; altri 4, invece, “assessori aggiunti”, sono quei consiglieri che erano rimasti privi di incarico. Come inizio non è male, il nuovo ha messo le carte in tavola: in modo che si sappia subito come si procederà per il futuro.
Il motivo per cui si è ritenuto opportuno allargare la giunta, oltre i limiti della legge, non è certamente dovuto ad una vocazione partecipativa dell’attuale governo del paese, ma ad una ragione di equilibrio: accontentare tutti o scontentare meno, pur sapendo (?) che tale decisione confligge con gli interessi ai quali rispondono i vari organi istituzionali in funzione dell’equilibrio democratico basato, come noto, su pesi e contrappesi.
Il consigliere, infatti, svolge la sua attività istituzionale, in qualità di componente di un organo collegiale, quale il consiglio, che è destinatario dei compiti individuati e prescritti dalle leggi e dallo statuto. In altri termini, c’è distinzione tra le funzioni affidate alla giunta, di natura esecutiva, e quelle previste per il consiglio comunale, prevalentemente di controllo. Ragione, questa, che avrebbe dovuto escludere la soluzione adottata. Ma c’è di più: lo stesso presidente del consiglio comunale, che in teoria (???), dovrebbe assicurare imparzialità nel funzionamento del consiglio stesso, ha avuto il suo contentino come “assessore aggiunto”.
Ebbene, pur avendo inoltrato, con pec del 26.06.2022, al titolare delle nomine le perplessità giuridiche di tale decisione, Egli non ne ha tenuto conto; anche se nel 1° consiglio comunale ha tentato, sulla base dei rilievi formulati, di dare verbalmente una spiegazione che smentisca la verità.
Allego gli atti, da cui si evincono le ragioni delle perplessità giuridiche, etiche e politiche consacrate nel decreto sindacale.
A presto.
Peppino Gambardella.