Ogni intervento svolto, da quello apparentemente più semplice al più complesso, lascia in ogni vigile del fuoco una traccia, alcune più profonde di altre.
Il 23 novembre 1980, la terra tremò in Irpinia, provocando una fra le più grandi tragedie vissute dal nostro Paese nel secolo scorso. Il Corpo Nazionale mobilitò, da tutta Italia, 4.259 vigili del fuoco con oltre 1.100 mezzi per prestare soccorso alle popolazioni colpite. Tra le squadre partite dai comandi della penisola c’era anche quella composta da otto vigili provenienti da Verona: Luigi, il capo reparto, Giovanni R., il capo squadra, Remo, Giovanni S., Fabrizio, Marco, Ettore e Roberto, i vigili. Partirono nella tarda sera del 23 novembre alla volta di Padova per unirsi alla colonna mobile regionale e, dopo un giorno di viaggio, arrivarono ad Avellino, per essere subito dirottati a Lioni, un paesino a pochi chilometri di distanza. Nell’area in cui furono assegnati c’era una delle tante palazzine crollate, sotto le quali non si sapeva se ci fossero delle persone intrappolate; dopo 24 ore ininterrotte di ricerche non ci fu nessun ritrovamento. Solo il mattino del 26 novembre, in un momento di silenzio assoluto con strumenti e ruspe spente, la squadra udì un lamento, quello di un bambino: con non poche difficoltà e rischi, anche per le frequenti scosse, i vigili non smisero mai di parlare con lui. Dopo aver scavato per quattro ore con martelli, scalpelli, dischi da taglio e il più delle volte solo con le mani, lo raggiunsero a tre metri di profondità. Toni, questo il nome del piccolo di 11 anni, che dopo aver passato tre giorni sotto le macerie, era salvo e stava bene. “Penso che sia stato il momento più toccante che ci ha ripagato di tutto il lavoro svolto durante il periodo di permanenza a Lioni”, così scrisse Luigi sulla sua relazione d’intervento il 2 marzo 1981.
Due mesi fa l’intera squadra, seppur orfana di Giovanni R., venuto purtroppo a mancare nel 2001, ma sostituito dal figlio Andrea, anch’egli vigile del fuoco, si sono rincontrati nella caserma di Verona. Con l’occasione hanno scattato una foto, volutamente simile a quella che li ritraeva insieme 42 anni prima in Irpinia, ma con una variante: l’uomo accovacciato, il secondo da destra, è Toni, il bambino salvato. Dopo aver cercato di mettersi in contatto a lungo, si sono ritrovati… quarantadue anni dopo.