Ho appena concluso la lettura del settimo libro di bellissime poesie della mia carissima musa irpina Lucia Gaeta “Danza Tellurica” ed una sola parola mi ha accompagnato per tutta la sua narrazione poetica: coraggio!
Questa parola è sgorgata in ogni verso, dal più doloroso al più gaio e vitale. Quel coraggio di “seguire il cuore” che solo noi donne abbiamo…
La parola CORAGGIO richiama il CUORE. Infatti essa deriva dal latino “cor habeo”, che vuol dire avere cuore, agire con il cuore. I versi di Lucia sono infatti un inno all’agire con il cuore, in ogni circostanza della nostra vita, dal godere di una goccia di rugiada o della nascita di un bimbo, all’affrontare e superare gli ostacoli che in essa incontriamo, come le sconfitte, le perdite o l’elaborare la fine di un amore, per poi tornare ad immergersi più affamate e desiderose di vita di prima, nella vita stessa.
In questa mia recensione non sarò la solita critica letteraria patinata e scontata o l’insegnante pedissequa che esamina i versi, come si è soliti fare con un compito ( fluidità, musicalità del verso, profondità concettuale, ecc…), perché non solo non ne sento proprio il bisogno, ma ciò diminuirebbe di gran lunga il piacere estetico, che ho provato nel leggere questa silloge. Nei suoi versi Lucia Gaeta abbraccia la strada, gli alberi, le cose e le persone che incontra e le riveste e le racconta con la sua sensibilità e con il suo disincanto, si catapulta nelle esperienze più coinvolgenti, in una incessante ricerca del significato e del senso della vita, dello stare al mondo, come donna e in quanto donna. Ne ha una brama infinita e questo le fa onore, ponendosi sempre nuove mete, nuovi obiettivi e nuove sfide.
Nel rivelarci, come in un racconto autobiografico o in un diario, le sue intime e più segrete emozioni e pulsioni di vita, leggere le sue liriche diventa un viaggio emozionale, un percorso esperienzale emotivo con il proprio ego, che si confronta con il suo, nello scorrere prepotente dei suoi versi.
Il mondo interiore di Lucia mi ha riportato alla mente ciò che un giorno una giovane monaca buddista disse: Le gocce d’acqua bucano la pietra! (Dal libro : Donne che corrono con i lupi).
La forza dirompente della voglia di vivere della mia poetessa irpina, figlia del suo innato altruismo, del suo donarsi all’altro e agli altri, per poi nutrirsene a sua volta in una danza tellurica di pathos e di emozioni la fa rinascere e bucare la pietra ogni volta! Complimenti Lucia. E che dire?.. Grazie di cuore, per il dono del tuo…nei tuoi magnifici versi!
Rosa Bianco