Morire folgorati mentre si utilizza lo smartphone in carica durante un bagno nella vasca. E’ l’ennesima terribile tragedia riportata da diversi fonti francesi che si è verificata questa domenica, a Tence, a sud di Saint-Etienne, in Francia. Un uomo di 25 anni è stato trovato morto, fulminato dopo aver lasciato cadere il suo telefono collegato nell’acqua della sua vasca da bagno, riferisce Le Progrès. Domenica mattina, secondo il quotidiano regionale, un giovane è morto per folgorazione mentre faceva il bagno. La vittima avrebbe lasciato cadere il cellulare mentre si ricaricava nella vasca da bagno. I soccorsi sono arrivati velocemente sul posto, ma non hanno potuto fare nulla per salvare il 25enne, scrive Le Progrès. Ogni anno in Francia si registrano 40 morti per folgorazione e circa 3.000 elettrificazioni (scosse elettriche senza conseguenze mortali) legate all’uso del telefono in bagno, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale per la sicurezza elettrica comunicati nel 2020. Un esperto, interpellato dai giornalisti francesi spiega che: «L’acqua è un conduttore di corrente ed è il motivo che ha scatenato la tragedia. Se il telefono non fosse stato collegato a una fonte di energia da 220 volt non sarebbe successo nulla». La spiegazione è corretta, almeno in parte. All’interno dei telefonini odierni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso. Non a caso, cresce sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature, fino a 3 metri e a 60 minuti. Il problema qui è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni. C’è un però: la potenza da 220 volt di cui parla l’esperto non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo caricamento. Le cause vanno allora ricercate altrove. Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione (si parla di 3 volt). Certo, porte difettose o cavi sbucciati con parti scoperte indurrebbero esiti fatali ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire. Una possibilità, la principale da vagliare, è quella della caduta in acqua di tutto il caricatore, i cui “dentini” potrebbero essere il presupposto del passaggio di corrente da una fonte primaria attraverso il conduttore, e da qui alla persona immersa. Una potenza sicuramente minore di 220 volt ma resa rischiosa da alcune condizioni, come l’assenza di un salvavita. Ed è quanto successo nel 2017 ad una ragazza di Crotone, folgorata da una ciabatta caduta nella vasca, alla quale era attaccato un telefonino in ricarica. Si tratta dell’ennesimo caso segnalato e rimbalzato alle cronache circa i rischi connessi all’uso di telefonini e smartphone che sono diventati oggetti insostituibili nella vita di ognuno di noi. Proprio per questo, è necessario che le case produttrici adottino maggiori accorgimenti, anche in termini d’informazione ai consumatori per evitare che si ripetano casi analoghi.