L’8 Febbraio 1888, data che Zeno Cosini avrebbe investito con la solita promessa “Ultima Sigaretta”. Ma questa data oltre ad essere succulenta per chi vive di buoni propositi per l’anno nuovo, designa anche la nascita di un uomo che è stato essenziale a tracciare la storia della letteratura italiana: Giuseppe Ungaretti.
Dalla sua cara Alessandria D’Egitto Ungaretti arriva a diventare uno dei poeti più influenti della prima metà del XX secolo in Italia. L’intensità che contraddistingue i suoi scritti si fa tramite della sua significativa esperienza sul Carso che lo vede tragico protagonista degli orrori della prima guerra Mondiale. L’importanza di Ungaretti è proprio da ricercare nella sua volontà di riportare nelle sue opere la sofferenza e la disperazione della guerra, ma anche la speranza, la volontà, “l’attaccamento alla vita” che diventa coerente con il nome della raccolta “Allegria di naufragi” pubblicata nel 1919 ma solo nel 1931 pubblicata con il suo titolo finale.
La sua poetica ci offre una finestra sulla sofferenza e sulla disperazione della guerra; preso dall’impeto di raccontare l’orrore che in prima persona è costretto a vivere Ungaretti ci offre la possibilità di palpare con le nostre coscienze il tremolio della foglia nel vento, la paura della morte, la tristezza per la sofferenza dei compagni. Esperienze non molto lontane dalle attuali dinamiche politiche.
Leggere Ungaretti, ricordare il suo dolore, la sua volontà di ritrovare un appiglio, nella fede nel suo caso, è essenziale per allenare le coscienze a tenere presente il passato, e a non ripetere gli stessi errori. Leggere, informarsi e diffondere conoscenza è l’unica crociata essenziale per sconfiggere il nemico comune a tutte le menti: l’ignoranza.
Miriam Petraglia