Dopo il grande successo di pubblico registrato con la mostra di Andy Warhol, l’Amministrazione comunale di Avellino presenta la mostra “Banksy è chi Banksy Fa! An unconventional Street Art Exhibition”, che sarà ospitata presso le sale espositive dell’Ex Eliseo, con la curatela di Raffaele de Felice e Matteo Vanzan.
Organizzata dal Comune di Avellino, promossa dagli Assessorati alla Cultura e al Turismo e prodotta dall’agenzia MV Arte, non presenterà solamente il celebre artista di Bristol, ma anche alcuni dei principali protagonisti della scena Street Art internazionale, come Taki 183, John Fekner, Mike Giant, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Obey, Space Invader, Mason Storm, Martin Whatson, Paul Kostabi, Vhils, D*Face, Icy and sot, J. R. e molti altri ancora.
Oltre 70 opere, provenienti da collezioni private italiane e dagli stessi artisti, in un’alternanza di lavori su tela, legno, carta, serigrafie firmate, poster e memorabilia selezionati dopo oltre due anni di ricerca.
«Ad aprile torniamo all’ex Cinema Eliseo, con una mostra di caratura internazionale dedicata a Banksy e alla Street Art, che ha l’obiettivo di alzare ancora di più l’asticella della nostra proposta culturale». – afferma il Sindaco di Avellino e Assessore alla Cultura, Gianluca Festa – Con “Banksy è chi Banksy Fa!”, celebriamo un movimento artistico che annovera tra le sue fila anche Keith Haring, Jean-Michel Basquiat e Space Invader, solo per citare alcuni di quelli che saranno in mostra dal 7 aprile a fine giugno. Continuiamo il nostro percorso di valorizzazione di Avellino, convinti sempre di più che l’Arte sia patrimonio di tutta la comunità e, come tale, vada fruita nei luoghi più cari ed identitari della città».
«Avellino è entrata saldamente nel circuito della grande arte contemporanea e, con l’ex Eliseo, è tornata ad essere punto di riferimento per l’Irpinia e la Campania. – prosegue il Vice Sindaco e Assessore al Turismo, Laura Nargi – Con “Banksy è chi Banksy Fa! – An unconventional Street Art Exhibition”, portiamo in città lo “sconosciuto più conosciuto al mondo” e i più importanti protagonisti della Street Art, declinati in circa 70 opere, provenienti da collezioni private italiane, in una piacevolissima alternanza di lavori su tela, legno, carta, scultura, serigrafie firmate, poster e memorabilia, selezionate in anni di ricerche. Una mostra sui generis che, attraverso un messaggio profondo e spesso disturbante, prova ad aprire una riflessione su un’arte senza confini, indomabile, sempre alla ricerca di voci ed interpreti, che, sono sicura, saprà attirare e coinvolgere un pubblico variegato».
«La mostra – spiega Matteo Vanzan, direttore artistico di MV Arte – è strutturata per essere una riflessione sul fenomeno Banksy, più che per essere una mostra di Banksy. Vogliamo porre al visitatore una serie di interrogativi che parlano di un mondo underground indomabile, affascinante, misterioso e per molti versi ancora avvolto nel mistero. L’artista di Bristol è solamente la punta di un iceberg ben più profondo: un mondo fatto di attitudine e non luoghi per un’arte senza confini ed estesa in ogni angolo del pianeta, che raccoglie le voci di un’umanità in continua emergenza espressiva. Credo che la Street Art abbia rinunciato al suo status di entità alternativa contro il mainstream – aggiunge – nel momento stesso in cui Taki 183, il writer che diede inizio a tutto, venne “promosso” con l’articolo TAKI 183 Spawns Pen Pals, apparso sul New York Times nell’estate del 1971. Grazie a quell’articolo venne considerato il padre dei graffiti contemporanei e la sua leggenda si è estesa a dismisura. Tutto questo interessamento mediatico verso un fenomeno sovversivo e di istanza polemico-sociale fu solamente la miccia che fece esplodere l’attenzione verso quello che viene ancor oggi considerato un luogo della notte dell’invisibilità. Questo luogo si manifesta in altrettanti non-luoghi: le metropolitane, i sottopassi, i cavalcavia, ma soprattutto su muri bianchi che diventano il campo per una battaglia disputata a suon di colori acrilici e bombolette spray. Il titolo scelto per questa mostra, “Banksy è chi Banksy fa!” vuole essere una provocazione verso tutti coloro che pensano che, proprio grazie al superpotere dell’invisibilità, l’artista possa apparire e svanire lasciando tracce dietro di sé, ma che queste tracce, di fatto, possano essere realizzate da chiunque. Piuttosto di chiedersi chi sia Banksy, sarebbe più opportuno chiedersi cosa sia Banksy». – conclude Vanzan –
«Banksy siamo tutti noi. Il suo messaggio, ormai universalmente conosciuto, è riuscito a rompere quel limite apparentemente invalicabile tra concezione artistica del gesto e atto vandalico dell’azione. Banksy racconta il nostro mondo, le nostre paure, le nostre ambizioni. Ci mostra i sogni di chi spera di fuggire via dall’incubo, o di ristabilire una nuova pace mondiale dimenticando le guerre e gli interessi personali verso qualcosa di più grande e nobile. Banksy è uno di noi e ci narra vicende umane con una retorica fatta di pungente ironia ed abile sarcasmo, colpendo nei punti giusti al momento giusto. Appare e immediatamente svanisce, ma ciò che resta è indelebile nella mente di tutti: su quel muro l’immagine di ciò che siamo non può sfuggire al destino della storia. Questa mostra vuole chiedersi, oggi, cosa sia la Street Art, dove nasca, chi ne siano i principali protagonisti giunti alla ribalta internazionale e quale sia oggi la potenza del muro. – continua il curatore Raffaele de Felice – Un supporto concreto e tangibile su cui gli artisti di tutto il pianeta tessono messaggi sociali che giungono con forza inaudita sino a noi. Il tempo del mondo metropolitano tanto caro a Taki 183 sembra essere finito, ma non quello del mondo underground e dei circuiti alternativi. Come la pittura a buon fresco, anche i lavori su muro oggi assumono un significato allegorico che va contestualizzato con la società contemporanea senza dimenticarsi mai che, come Banksy ci ricorda, l’invisibilità è un superpotere».
Con contenuti sempre nuovi, forme in mutazione continua, la Street Art è affascinate e sexy, alternativa e allo stesso tempo mainstream diventando, dagli anni Ottanta, linguaggio istituzionalizzato proprio grazie ad un sistema dell’arte che tutto fagocita. Le più rinomate gallerie newyorkesi iniziarono ad interessarsi a quelli che, ancora, non erano considerati artisti, ma che ben presto e grazie ai sistemi di promozione culturale, divennero a tutti gli effetti delle vere e proprie star, in primis Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. L’artista di Bristol rappresenta la punta di un iceberg le cui origini iniziano nelle metropolitane degli Stati Uniti verso la prima metà degli anni Sessanta per espandersi sempre di più nei pieni Settanta. Fu grazie alle contestazioni studentesche e sociali del ’68 che si sancì la nascita di quella controcultura sintomo del rinnovamento di stili, linguaggi e forme espressive dal Post-Minimalismo alla Street Art. Quello scolpito sui muri è un messaggio necessario per esprimere il proprio dissenso, per riappropriarsi di quegli spazi, definiti non-luoghi, la cui genuinità non deve sopportare i vincoli dei circuiti ufficiali. Ecco nascere, in tutto il mondo, un coro generazionale che, parlando direttamente al pubblico, riporta l’arte ad una nuova dimensione di significato: lo crea senza mai subirlo.
Quello rappresentato in questa esposizione è un luogo del mistero e dell’invisibilità, consapevoli che non c’è più tempo per definizioni o accademismi ma che la Street Art è oggi linguaggio universale della nostra società.
La mostra “Banksy è chi Banksy fa! An unconventional Street Art Exhibition”, visitabile dal 7 aprile al 4 giugno 2023, sarà aperta al pubblico, con biglietto d’ingresso intero di 7,50 euro, dal lunedì alla domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00 con chiusura il sabato alle ore 21.00.