di Carmine Guerriero
Situato su una collina di circa 320 metri, il Castello fa da guardiano su tutto il paese. In tutte le ore del giorno con la sua imponenza vede moltissimi eventi che accadano ai suoi piedi. Eppur, di storie da raccontare ne ha tantissime. Il punto più alto è caratterizzato da una torre cilindrica a base troncoconica e internamente a forma trapezoidale. La sua nascita con molta probabilità è datata intorno al VIII secolo, fu edificato dai Guaimaro I,principe dei longobardi per dedicarlo all’ arcangelo Michele. Venne costruito sulla sommità della collina per controllare i territori confinanti con il ducato di Napoli e il principato di Capua. Ben poche notizie si sanno sull’attività della struttura di questo periodo. Si presume che sia esistito un villaggio protetto da una cinta muraria.
Durante questo periodo le mura erano realizzate in blocchi di tufo, disposti in filari regolari unite con malta o in schegge di calcare.
Nell XI secolo la cittadina avellana appetibile per la sua posizione strategica che mette in collegamento la pianura campana con la valle del Sabato fu conquistata dai Normanni. Essi apportarono importanti modifiche strutturali alla pianta: un raddoppiamento della cinta muraria e un inserimento di un circuito più ampio scandito da torri quadrate. Tutto ciò avvenne sotto il potere di Aldoino. Egli fu’ il primo feudatario normanno. Ciò è rinvenuto nel libro “Documenti del Regio archivio napoletano” volume V , anni 1049-1114 di Giacinto Libertini. Infatti nel documento 445 anno 1087: “Ego Aldoyno franco comes de Abelle et uni ex militibus Abersano” ( traduzione io Aldonio Conte franco di Avella e uno dei cavelieri aversano ) .
Il feudatario nonostante non avesse origini avellane era molto entusiasta di Avella, un paese nel cuore della natura campana, con tantissime piante di ulivo, sua grande ricchezza economica per quei tempi.
Per più di 2 secoli rimasero possessori della struttura per poi perderne definitivamente il controllo sotto la famiglia Orsini.
Nel periodo a cavallo tra il 1456 e 1566 il Castello subì due violente scosse di terremoto che non lo devastarono del tutto. Ci furono ingenti perdite ma la base della struttura restò in piedi.
La situazione di crisi permase anche con l’arrivo della famiglia Colonna nel 1534. Essi, però ebbero l’intuizione di sviluppare ai piedi del castello una nuova realtà. Infatti, costruirono il palazzo baronale Colonna che ancora oggi è visitabile. Il paese inizio’ a prendere forma con tante attività commerciali tipiche del periodo: pastorizia, vendita di prodotti agricoli, lavorazione del legno.
La famiglia Spinelli subentrarono alla famiglia Colonna, Carlo apportò significativi lavori affinché il Castello potesse diventare un palazzo abitabile. Realizzò al proprio interno tantissime stanze e costruì una capiente cisterna alimentata da acque piovane. Con il passare del tempo l’enorme edificio divenne una prigione per i castellani. Infatti in uno scritto del 1603 veniva così descritto: <<Vi è anco la Parrocchia e cisterna grandissima, nella quale al presente vi è acqua freddissima, lo quale castello è fatto con grande artificio con mura altissime e grossissima spesa…vi sta lo castellano e vi si ponevano li carcerati di mala vita>> .
Con la storica esplosione del Vesuvio del 1631 il Castello fu deteriorato da tutte le ceneri, pietre e lapilli derivanti dall’ eruzione. L’esplosione del Vesuvio sancisce la fine del castello e di tutte le sue attività. Dopo esser rimasto vivo a 3 terremoti, ad esplosioni del Vesuvio, ancora oggi è possibile visitarlo e, con mani proprie possiamo percepire la storia che ha contraddistinto diverso epoche. Maestoso, a pochi metri dal centro paese è pronto ad accoglierti con tutti i papaveri, margherite e cardi , unici ad accompagnarlo nel corso del tempo.