di Antonio Vecchione
La villa comunale di Baiano, il nostro verde cittadino, un luogo ameno, immerso tra prati, alberi di alto fusto, fiori e viali, è diventato lo spazio ideale per trascorrere in serenità il tempo libero. Bambini, ragazzi e giovanotti la frequentano gioiosi, sotto gli sguardi di genitori o nonni, ma senza mai creare confusione o schiamazzi.
L’entusiasmo traspare evidente a ogni sguardo. Ciascuno si ritaglia lo spazio a sua misura, in armonia con gli altri: parco giochi bambini, con scivoli, altalene o percorsi sospesi, campetto per il calcio, pista per pattinaggio. E’ una soddisfazione per noi vecchia generazione rilevare questa sana convivenza e frequentarla per godere di quiete, pace e tranquillità passeggiando tra i viali o prendendo il fresco seduti su panchine o una bibita allo chalet ombrato. Una comoda immersione nella natura a pochi passi dalla piazza centrale di Baiano, dove si impara a socializzare nel rispetto degli altri ed a comportarsi civilmente. In questo scenario vivace e ridente, dove si respira la bellezza delle atmosfere solidali della comunità, oggi una ulteriore prova del valore dei nostri giovani, che sanno mettersi a disposizione della collettività. A cura del movimento di Azione Cattolica giovanile e del Forum Giovani, è in fase di ultimazione il progetto artistico di Mariassunta Petraglia: “Sporcarsi le mani per costruire la PACE”.
Le pareti di ingresso alla Villa sono state completamente intonacate di bianco e poi verniciate con i brillanti colori della pace e con scene bucoliche. Il muro che affaccia sullo scivolo d’ingresso è completamente dipinto a strisce con gli splendidi colori della pace. Una veduta d’insieme che emoziona per la sua bellezza. Al piano villa, tra il verde di tre alberi di magnolia, emergono figure di fiori e piante dai toni caldissimi, di arancio, rosso e giallo. Un contrasto di colori e di scenari magnificamente ideato che incanta per la raffinatezza, uno spettacolo orgogliosamente baianese, tutto da godere.
Grazie a Margherita e Francesca Masucci, Domenico Alaia, Pasqualina Candela, Nicolas Rizzo, Enzo Crisci, Carlotta Colucci, Giovanna Varretta e a tutti i giovani impegnati in questo progetto. Concludo confermando la mia fiducia per i giovani di Baiano che si distinguono per intelligenza, qualità e lungimiranza.
Il futuro della nostra comunità è in buone mani e spero che questa opera realizzata abbia una lunghissima vita, non solo come testimonianza artistica di una generazione di eccellenza ma anche per evidenziare la continuità storica del patrimonio di valori di questa comunità. Questa celebrazione della PACE, infatti, mi rimanda a un altro evento artistico del lontano autunno del 1984: nella corte comunale si tenne una straordinaria rassegna artistica, denominata “Amorarte 84”.
L’evento fu ideato e organizzato dal lungimirante sodalizio di Antonio Vecchione ed Enzo Barone, la cui amicizia era stata cementata attraverso un comune e lunghissimo percorso di formazione nell’Azione Cattolica baianese e poi a scuola, dalle elementari fino al Liceo Classico Carducci di Nola.
Non si trattava della solita rassegna celebrativa di artisti più o meno famosi, ma una vera e propria festa di partecipazione alla sensibilità artistica. La finalità era ambiziosa: stimolare ed incoraggiare le persone semplici a presentare le loro opere, come espressione del loro sentire, valorizzare gli aspetti creativi e originali in ogni umana attività, anche la più normale, coinvolgere ed emozionare il pubblico, promuovere nella comunità l’amore per l’Arte, in tutte le sue forme. La testimonianza più limpida, sul piano artistico e di valori umani, lasciata in quei giorni all’interno della corte comunale fu il murales “Dono alla PACE”.
Dopo un estenuante mese di lavoro, Luigi Falco e Pina Acierno, i due generosi autori, consegnarono l’opera senza chiedere alcun compenso. Chiarissimo il messaggio del capolavoro, unificante delle diverse espressioni culturali all’interno di una casa comune: un omaggio alla Pace, intesa non soltanto come assenza di guerra, ma come condizione dello spirito, armonia totale tra i vari mondi, non solo tra gli uomini, ma anche tra questi e la natura.
Un’opera che non meritava, come fu, di essere cancellata da decisioni caratterizzate da ignoranza di civili rapporti, assoluta insensibilità e rozza ingratitudine. Lasciarla nella memoria della comunità mi appare un dovere morale nei confronti della foltissima schiera di giovani che allora si impegnarono nell’organizzazione.