Si è svolto, presso la stupenda Abbazia del Goleto, della Diocesi di sant’Angelo Dei Lombardi un interessante incontro di spiritualità, a cura del Rettore Don Salvatore Sciannamea , in collaborazione con la sezione dell’AMCI, ( Associazione Italiana Medici Cattolici ) di Sant’Angelo dei Lombardi (AV).
Il tema dell’incontro, tenutosi nella chiesetta ristrutturata del Goleto a seguito del co-finanziamento del POR Campania 2000-2006, è stato: “ La cura del malato e il ruolo del Medico “.
La relazione, stata eseguita dal Dott: Michele Ciasullo, segretario della locale sezione AMCI, da sempre impegnato in attività sociali in generale, ma che della professione medica, ne ha fatto la funzione della sua vita ed è molto popolare, sia in Alta Irpinia, e sia nei paesi, che si affacciano sulla Valle Ufita e dell’Arianese.
Ne è scaturito in realtà, un monologo filosofico da parte di Ciasullo, solo interrotto a tratti dai presenti, con storie personali vissute, di parenti o conoscenti, sulla speranza a guarire dei malati costretti a ospedalizzarsi e l’assistenza ricevuta
Ed è proprio su questa tematica, che si è concluso il ritiro di spiritualità, con un racconto tratto da Quora – di Boris Baruffa, sul rapporto tra dottore o infermiere con il ricoverato, fatto da Ciasullo.
Non era nudità. Ci si abitua molto in fretta e dopo un po’ non si nota nemmeno. Ciò, che mi ha messo a disagio è stata la volta in cui è arrivato un uomo, sulla ventina, per un’appendicectomia. Come al solito, ho aiutato di prepararlo per l’operazione. Gli ho chiesto di mettere il camice e ho detto che sarei tornato tra qualche minuto.10 minuti dopo, mi ha chiesto se avrei legato il camice. Solita domanda, visto che molti non sanno navigare nel confuso sistema dei quattro nodi. Tuttavia, quando andai a farlo, vidi delle cicatrici… Cicatrici profonde, scanalate e buchi che avrebbero potuto essere causati solo da bruciature di sigarette. Le ho toccate, con molta delicatezza, ferita nel profondo dal dolore che potevo solo immaginare egli abbia attraversato. Ho legato il suo camice il più velocemente possibile e mi sono schiarita la gola per evitare di piangere (sì, sono troppo tenera dentro). Penso, che lui l’abbia capito e abbia fatto spallucce, dicendo qualcosa del tipo: “Non piacevo molto al mio patrigno” seguito da una risatina imbarazzata. Ho semplicemente e tranquillamente detto che mi dispiaceva. Poi abbiamo finito e il dottore è entrato per le firme finali. Le mie mani hanno tremato per un’ora buona dopo, perché ero in preda alla rabbia – non ho mai voluto far male a qualcuno così tanto come volevo far male al suo patrigno.
Sentirlo, è stato un racconto emozionante, perché può capitare a tutti, senza eccezione alcuna.
Carmine Martino