di Antonio Vecchione
La comunità baianese, dopo i lunghi anni di chiusura per lavori di ristrutturazione, è in fervida attesa della riapertura al culto della Chiesa di S. Croce. Una Chiesa a cui i baianesi sono particolarmente affezionati. La storia della Chiesa è stata oggetto di una documentata pubblicazione dell’associazione femminile “Vivere Baiano” curata da Silvana Acierno con la preziosa consulenza storica di Antonia Solpietro, direttrice del museo Diocesano.
La pubblicazione fu presentata con grande successo il 25 febbraio 2007 nella Sala Consiliare. “Le prime notizie circa l’esistenza della Chiesa di S. Croce si fanno risalire al XVI° secolo, allorquando risulta essere retta da una confraternita laicale, quella dei Fustiganti, alla quale si unisce nel 1554 la confraternita del Santo Corpo di Cristo. E’ governata dalla comunità, che vi elegge il sagristano, … tiene viva entrata di ann(u)i scudi 150 per tutti li suoi bisogni e reparazioni”. Una Chiesa, dunque, nata dal grande cuore dei nostri antenati ed è sempre stata governata e assistita da Congregazioni popolari fino al 1936 quando, con delibera comunale del quattro gennaio, la Congregazione di Carità trasferì al comune la proprietà della Chiesa. L’accettazione di tale cessione, si legge in delibera, “è ardentemente desiderata dall’università cittadina, che ha sempre ritenuta la Chiesa di S. Croce di patronato comunale, chiamandola Chiesa Municipale ed inoltre il comune ha sempre concorso nelle spese di manutenzione e al culto della Chiesa, anche quando è stata alle dipendenze della Congregazione di Carità”.
La pubblicazione costituisce una inestimabile guida storico – architettonica della Chiesa, a navata unica ma arricchita da dodici pregiati altari laterali, “quasi tutti padronati e ben tenuti” e ci ricorda l’area presbiteriale e il grandioso reliquario in legno dorato che il rettore don Raffaele Masi fece realizzare nel 1935 sulla parete di destra. “Nell’altar maggiore è un pregiato e ricco quadro, in cui si esprimono tutte le funzioni seguite nell’invenzione della Croce, per opera di Sant’Elena imperatrice”.
Si tratta della Pala d’altare denominata “L’invenzione della Croce” di Pompeo Landolfo, un dipinto a tempera e olio di larghe dimensioni (m. 3,95 x 2,70), inserita in una cona di stucco dorata alle spalle dell’altare Maggiore della Chiesa di Santa Croce nel 1610. Raccontare e far conoscere il pregio di questa opera fu la motivazione fondamentale che spinse l’Associazione “Vivere Baiano” a pubblicare e presentarne la storia. La manifestazione fu denominata “La Tavola ritrovata” perché, in un certo senso, la pala di Pompeo Landolfo fu “riscoperta” in quella occasione. Infatti, come si legge nella pubblicazione, “fino al triste giorno del terremoto del novembre 1980, la grande pala “Il ritrovamento della Croce “ campeggiava, ingiallita, anonima, scurita e senza più la stupenda cornice che la esaltava, sull’altare maggiore della chiesa madre di S. Croce in Baiano, incutendo timore e sgomento, più che speranza di resurrezione in quanti la osservavano.
Le conseguenze del terremoto dell’80 e ancor più quelle del terremoto del febbraio 1981, indussero la Sovrintendenza ai Beni Artistici e Culturali di Salerno a prelevare l’opera sottraendola a certo e definitivo degrado. Trascorsero circa venti anni ed infine “miracolosamente” (verrebbe da dire) la pala baianese, una volta trovati i fondi necessari, fu prelevata dai depositi di Padula e trasportata a Todi per sottoporla ai lavori necessari e ormai improcrastinabili di restauro. Il 19 maggio 2006 l’opera, completamente restaurata e riportata allo splendore di una volta, è stata riconsegnata alla curia di Nola ed esposta nel Museo Diocesano”. Una brillante operazione che ha offerto alla comunità baianese la consapevolezza di aver “ritrovato” l’opera che i nostri antenati vollero fortemente e commissionarono a Pompeo Landolfo: un dono generoso ai posteri. Il tema narrato è quello dell’Esaltazione della Croce che si coniuga con quello del Ritrovamento della Croce. Entrambi i racconti hanno come personaggio di rilievo Sant’Elena che qui vediamo in primo piano sulla sinistra coronata e replicata in secondo piano nelle scene minori.
L’opera racconta di Elena, madre dell’imperatore Costantino, che recandosi in Palestina proprio per cercare la croce su cui era stato crocifisso il Signore, si imbatte una volta a Gerusalemme, nell’unico depositario di questo segreto, Giuda. Ma questi negando ad Elena di conoscere il posto dove è sepolta la croce viene punito e gettato in un pozzo. Dopo sette giorni Giuda si arrende e rivela il luogo indicando tre punti sul monte Golgota dai quali vengono tirate fuori tre croci una delle quali è quella del Redentore. Tale scoperta viene fatta accostando un cadavere alle tre croci. A contatto con quella del Signore il corpo resuscita. Nella tavola le scene principali vengono tutte evidenziate: dalle operazioni di scavo e riesumazione delle croci con la costante presenza di Sant’Elena, al trasporto del cadavere utilizzato per la prova della vera croce. Dominano lo spazio centrale le figure di Sant’Elena e del figlio Costantino che, con al centro la grande Croce, controllano la scena.
Sullo sfondo del paesaggio viene raffigurata la famosa battaglia del Ponte Milvio che nel 312 Costantino aveva vinto contro Massenzio nel segno della Croce. A seguito di questa battaglia viene emanato l’editto che rende il culto cristiano religione ufficiale dell’ impero romano. Nella parte superiore campeggiano le figure della Trinità affiancate dalla Madonna e da San Giovanni Battista a loro volta accompagnati da figure maschili (gli apostoli) e femminili, forse a connotare il tema cristiano del Giudizio Universale. In un documento seicentesco troviamo anche una minuziosa descrizione della facciata antica (completamente trasformata nell’Ottocento in stile neo gotico): un portico affrescato con la scena dell’Ultima Cena introduce all’edificio di culto, il cui prospetto è caratterizzato da elementi decorativi in piperno con rilievi raffiguranti i confratelli della congregazione dei Fustiganti e ai due lati le statue di san Cristoforo a destra e di san Giovanni a sinistra.
Speriamo di poter accogliere a breve questa opera e festeggiarla come un Dono del Signore.