Una serata memorabile, quella vissuta, otto anni fa, proprio il 2 luglio nello scenario dell’Anfiteatro romano per la messa in scena de Le parole di Oriana, alla riscoperta del mondo di Oriana Fallaci e delle sue idealità di grande scrittrice e eccellente protagonista del giornalismo d’impegno civile nella geopolitica mondiale. Una ri-visitazione condotta con finezza interpretativa e fervida passione da Maria Rosaria Omaggio, la celebre attrice teatrale, cinematografica e televisiva, che ha concluso la sua giornata terrena a 67 anni, con le onoranze funebri che Le sono state rese nell’odierno primo pomeriggio nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe, nel quartiere Trionfale, a Roma.
Dell’evento di otto anni orsono, si ripropone il testo di cronaca con le chiavi d’analisi che concorrono a inquadrarne il senso, pubblicato su queste colonne.
La suggestiva atmosfera del monumentale complesso archeologico e la straordinaria performance di Maria Rosaria Omaggio per la ri-visitazione dell’opera di una delle piu’ significative scrittrici del panorama letterario mondiale contemporaneo e coraggiosa giornalista, celebre per i memorabili reportage sulle guerre in Vietnam e in Libano e per l’impegno nelle lotte della civile emancipazione umana, ispirata dal retaggio etico del movimento di Giustizia e Libertà, che fu animato dal pensiero e dagli scritti dei fratelli Carlo e Nello Rosselli.
L’evento, inserito nella programmazione di Clanio in arte , promosso ed organizzato dal Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo, in collaborazione con la civica amministrazione, guidata dal sindaco Domenico Biancardi, e la Comunità montana Vallo di Lauro e Partenio, la Soprintendenza della Campania, in coincidenza con le manifestazioni dedicate al 70.mo anniversario della fondazione dell’ Unicef.
di Gianni Amodeo
Il cambio di passo non poteva essere migliore, per segnare al top l’apertura di manifestazioni ed eventi, da cui sarà scandita l’estate 2016 nella città archeologica. Un cambio di passo,la cui leggibilità si manifesta solo nella dinamica di accelerazione, affidata in modo esclusivo ed essenziale a quei fattori le cui organiche interazioni sono in grado di costituire e suscitare il valore aggiunto che apre considerevoli e significativi orizzonti finora inesplorati nella realtà del territorio. E’ il valore aggiunto, con cui la carica innovativa e la pregnanza di contenuti concorrono a promuovere la circolazione delle idee, dando opportunità e sollecitazioni ad elevare nella conoscenza i livelli di vita sociale delle comunità locali.
La performance de Le parole di Oriana si colloca in pieno in questo contesto, per la ventata di stimolanti interessi suscitata. Una scelta di alto profilo culturale, che dischiude un itinerario da seguire con grande cura, costanza e continuità, con iniziative di pari ed analoga valenza attrattiva nella promozione del territorio e della sua civile vivibilità. E ci sono tutte le condizioni e potenzialità, per procedere nel cammino intrapreso, sia per la sensibilità che è venuta maturando in città e nel ceto politico-amministrativo che la rappresenta verso il patrimonio storico-artistico ed archeologico dell’area, sia per le politiche dell’amministrazione regionale della Campania sulla scia dell’attività e dei programmi della pregressa legislatura, e del governo nazionale, per la valorizzazione della risorsa dei beni culturali per lo sviluppo delle molteplici filiere del turismo, leva che genera economia e lavoro, se azionata con l’efficienza dei servizi e l’eccellenza delle competenze degli operatori di settore.
La profezia di Oriana Fallaci, i pericoli dei fanatismi ideologizzati e dei fondamentalismi religiosi.
“Vi sono momenti nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.
E’ l’espressione, che spiega, ri–capitola e sintetizza il codice etico, che fa da matrice e linfa della letteratura e del giornalismo d’impegno civile, con cui s’identifica la storia umana di Oriana Fallaci, testimone autentica e veridica – come ben pochi- del tempo, che corre dal secondo dopo-guerra mondiale all’alba del Terzo Millennio, senza nulla concedere alla forza del potere e soprattutto alla giostra dei conformismi interessati, propagandati- come sempre- dall’illimitata schiera dei mercenari intellettuali che ne formano la corona e che si nutrono dei privilegi che garantisce; mercenari intellettuali, capillarmente, e per lo più, dislocati nei circuiti mediatici.
E’ la calda ed appassionata espressione che si legge ne La rabbia e l’ orgoglio, uno dei volumi della ben celebre trilogia di Oriana Fallaci – gli altri s’intitolano La forza della ragione e l’ Intervista a se stessa. L’ apocalisse – pubblicata tra il 2001 e il 2004, con ventotto edizioni, tradotta in oltre venti lingue, e annoverando milioni di lettori e lettrici, soprattutto nel mondo occidentale; trilogia ispirata dall’attentato alle Torri gemelle, a New York, l’11 settembre del 2001. E’ la trilogia, in cui la scrittrice focalizza e ri-afferma i valori della civiltà occidentale e le radici della cristianità, quali fattori basilari e di attivo concorso nei processi del più generale umano incivilimento. E pone sotto severa condanna i fondamentalismi ideologizzati e i fondamentalismi religiosi, la cui miscela fanatica e fanatizzante innesca il terrorismo e la sua devastante raggiera. E’ la condanna che nella contemporaneità s’appunta sull’Jihadismo, considerato dalla scrittrice particolarmente invasivo e pieno d’insidie destabilizzanti per l’ Europa della cultura laica e dello spirito repubblicano, oltre che delle radici cristiane, secondo la chiave di lettura del pensiero di Benedetto Croce; un’invasività, ch’è ormai in fase tanto avanzata che le fa teorizzare- e temere- l’avvento dell’ Eurabia in un processo di contaminazione, in grado di scalfire ed alterare l’identità dell’Europa e del suo patrimonio di valori e idee; processo, indotto dall’escalation della violenza terroristica e non certo dalla pacifica convivenza, che afferma, promuove e valorizza il rispetto di tutte le culture e identità civilizzanti, senza alcuna discriminazione e rivendicazione di superiore primazia.
La personalità, gli amori e le passioni civili, i profili della laicità.
Al di là di queste note preliminari, l’impronta forte alla ri-visitazione alla ri-scoperta di Oriana Fallaci, – a dieci anni dalla morte- era data dalla lettura dei brani più intensi delle sue opere di lucida e penetrante scrittura, che la rendono una delle più interessanti autrici del panorama letterario mondiale del nostro tempo; brani, letti con fine dizione fiorentineggiante dalla versatile Maria Rosaria Omaggio interprete teatrale,attrice cinematografica e scrittrice di eccellente caratura. Un percorso, il suo, per tratteggiare la personalità, gli amori, le passioni, le lotte civili e di libertà vissute apertamente da Oriana Fallaci, un percorso che si è arricchito e potenziato negli effetti comunicativi con l’accompagnamento delle musiche eseguite al pianoforte dalla straordinaria Cristiana Pegoraro.
Erano le musiche che gradiva particolarmente Oriana Fallaci: un raffinato contrappunto per l’acutezza d’ingegno e la sensibilità della scrittrice così come aleggiavano nella percezione immaginaria degli ascoltatori dei brani che Maria Rosaria Omaggio veniva leggendo con il suo incisivo e coinvolgente timbro vocale, con cadenze calde e di vivida partecipazione emotiva, prima che mentale. E il collante tra la lettura e la musica, erano fornito da immagini, foto, filmati, documenti parlanti di Oriana Fallaci e che scorrevano sullo sfondo del palco rischiarati dai guizzanti e stilizzati fasci di luci, che squarciavano il buio della sera inoltrata. Un montaggio di eccellente qualità compositiva, curato da Carlo Fatigoni e Vincenzo Oliva per un racconto plurale e multimediale di forte ed esauriente espressività, nella suggestiva atmosfera dell’ Anfiteatro romano– risalente al primo secolo a.c. E realizzato in pietra tufacea- che si distende ai piedi dello splendido e verdeggiante arco dei Monti Avella.
Un incontro a tutto campo, per conoscere non solo la scrittrice, ma anche l’autrice di reportage, pubblicati su Epoca e soprattutto sul mitico L’ Europeo, le riviste settimanali dell’eccellenza informativa e degli approfondimenti analitici che hanno rappresentato il fior fiore del giornalismo italiano dei decenni del secondo dopo-guerra, generando conoscenza e cultura; reportage, rivelatori e di coraggiosa denuncia sulle criminali nefandezze americane nelle guerre in Vietnam e, in Libano, sul genocidio di due milioni e mezzo di cambogiani attuato dai kmer rossi, con modalità e tecniche naziste. Un incontro vissuto da oltre mille spettatori nel profondo silenzio di quella religiosità laica, ch’ è impressa, ravviva e pervade le idealità e la scrittura di Oriana Fallaci, , la giovanissima staffetta partigiana Emilia, che maturò la sua formazione culturale e civile a contatto con uomini che si riconoscevano nei valori e nei principi del movimento anti-fascista Giustizia e libertà, fondato da Carlo e Nello Rosselli, assassinati il 9 giugno del 1937 a Parigi, dove erano esuli- da un gruppo di miliziani della Cagoule, la formazione eversiva della destra transalpina.
Lettera a un bambino mai nato. Un uomo. Inschiallah.
Sono le opere di più diretta e fervida passionalità, in cui si atteggia in pieno la personalità di Oriana Fallaci rispecchiata in quella fitta, intensa e incontenibile scrittura visiva, che le è peculiare e che le deriva dall’utilizzo del registro del linguaggio giornalistico, ma reso cristallino e penetrante nella valenza letteraria, affrancandolo dall’effimero e dall’occasionalità dell’iterazione dei luoghi comuni e delle correnti frasi fatte, che costituiscono l’essenza del registro dell’immediatezza giornalistica, spesso banale. Sono opere, che si fanno leggere di getto per l’autenticità di vita vissuta, di cui sono pregne e pervase. E proprio dalla loro tessitura Maria Rosaria Omaggio estraeva Le parole di Oriana, meglio rappresentative del mondo e della visione di vita della Fallaci.
E nelle tre opere, scritte a cavallo degli anni ’70 e ‘ 80 del secolo scorso, si svolge il filo narrante, che salda l’angoscia e il tormento dell’aborto, per un verso con il grande amore vissuto dalla scrittrice per Alekos Panagulis nella Grecia sottoposta alla tirannide di Georgio Papadopoulos, e, per l’altro verso, con la guerra civile in Libano, nelle cui dolenti vicende spicca il personaggio di Angelo, il celebre paracadutista incursore del contingente italiano, guidato dal generale Angioni, per la missione internazionale di pace nella Terra dei cedri. E nella figura di Angelo –che presenta affinità di temperamento e carattere con Alekos Panagulis– s’identifica verosimilmente Paolo Angelo Nespoli, la cui imponenza sembra porre in soggezione la scrittrice di piccola corporatura com’ era. E’ il Paolo Angelo Nespoli che negli anni ’ 90 è diventato astronauta, tra le personalità scientifiche più importanti della Nasa.
Lettera a un bambino mai nato, racconto d’impatto forte e crudo – testo di agile lettura,pubblicato in 28 edizioni- Un uomo e Insciallah sono opere, in cui la dimensione strettamente personale e la cronaca, sedimentata in storia politica, sociale e bellica si mescolano con viscerale trasporto, rendendo Oriana Fallaci testimone sensibile e coinvolgente affabulatrice del nostro tempo, complesso e variegato, super- tecnologico, ma anche e soprattutto … poco umano, inaridito com’è nei sentimenti e nelle idee.
E Maria Rosaria Omaggio di Oriana ha fatto rivivere compiutamente la condizione esistenziale e di autentico impegno civile. Una testimonianza sempre parlante, attingendo il sublime del pensiero