Pensieri, riflessioni ed opinioni di Salvatore Guerriero, Presidente Nazionale ed Internazionale della CONFEDERAZIONE DELLE IMPRESE NEL MONDO e DIRETTORE GENERALE AGENZIA EUROMEDITERRANEA DI SVILUPPO
Le **aree interne italiane**, territori lontani dai principali centri urbani, si trovano a un bivio. Rappresentano circa il 60% del Paese e ospitano oltre 13,3 milioni di persone, ma sono anche simbolo di **spopolamento** e **declino dei servizi essenziali**. Negli ultimi anni, questi comuni hanno visto una drastica riduzione di infrastrutture cruciali come scuole, ospedali e banche, rendendo difficile la vita quotidiana e spingendo i giovani a cercare opportunità altrove.
Con l’arrivo della **pandemia**, lo smart working ha temporaneamente rallentato questo esodo, dando a molti la possibilità di riscoprire i piccoli borghi come luoghi dove vivere e lavorare. Tuttavia, le problematiche strutturali che affliggono queste aree non sono state risolte. Dal **2023**, con il graduale ritorno ai modelli lavorativi tradizionali, lo spopolamento ha ripreso vigore. Le aziende, infatti, non hanno accolto lo smart working come soluzione a lungo termine, limitando il fenomeno a una fase temporanea.
Un esempio di **resilienza** è **Ronco Canavese**, un piccolo comune nelle Alpi piemontesi, che ha intrapreso una coraggiosa opera di ripopolamento. Attraverso iniziative come l’offerta di case a basso prezzo e la promozione del **turismo sostenibile**, Ronco Canavese ha attratto giovani laureati e famiglie in cerca di una nuova vita. Il noleggio di **e-bike**, la valorizzazione del patrimonio naturale e un forte impegno nella **coesione sociale** hanno permesso a questo borgo di trasformarsi, invertendo la tendenza allo spopolamento.
Nonostante questi esempi positivi, la vera sfida rimane quella di affrontare il fenomeno in modo **strutturale** e **duraturo**. Le politiche nazionali, inclusi i finanziamenti del PNRR, spesso adottano un approccio **centralizzato**, ignorando le specifiche esigenze dei territori. Le soluzioni imposte dall’alto, senza il coinvolgimento attivo delle comunità locali, rischiano di fallire nel lungo termine. Il programma di vendita delle **case a 1 euro**, pur interessante, si è scontrato con ostacoli pratici e burocratici, tra cui la difficoltà di reperire proprietari disponibili e i costi aggiuntivi legati alla ristrutturazione.
È evidente che una **vera rinascita** delle aree interne deve partire dal **basso**, coinvolgendo direttamente le comunità, le amministrazioni locali e i cittadini. Solo attraverso una stretta collaborazione tra enti locali e governo centrale, si potranno superare le carenze di personale e le difficoltà gestionali che caratterizzano questi piccoli comuni.
Le aree interne non sono un mondo isolato. Sono un **patrimonio collettivo** che può contribuire in modo significativo allo sviluppo economico e sociale del Paese. Migliorare le **infrastrutture**, potenziare i servizi essenziali e creare nuove opportunità economiche sono azioni necessarie per invertire il declino demografico. L’Italia ha l’opportunità di trasformare questi borghi in luoghi vitali, dove i giovani possano trovare lavoro e stabilirsi, e dove l’intero Paese possa riscoprire il valore del proprio territorio.
La strada è lunga, ma con interventi mirati e **politiche di sviluppo sostenibile**, è possibile riportare vitalità in queste aree e costruire un futuro più inclusivo e prospero per tutti.