Antonio Vecchione
Noi generazione boomer di Baiano, profondamente addolorati, piangiamo la scomparsa del prof. Aldo Conte. Aldo, negli anni cinquanta del secolo scorso, fu uno dei più attivi dirigenti dell’Azione Cattolica di Baiano, il movimento che ci ha formati, educati e preparati alla vita. Un maestro appassionato, che sapeva rapportarsi a noi giovanissimi con garbo, sempre con parole gentili, paziente, con quel tono di voce dolce e suadente, col suo sorriso delicato che sgorgava dal profondo della sua sensibilità come testimonianza di una naturale bontà d’animo. Con l’esempio della sua vita intrisa di valori cristiani e civici, ci ha indicato il percorso per diventare cittadini democratici, aperti alla convivenza pacifica, con le basi etiche per affrontare i problemi esistenziali della vita. Ne eravamo affascinati, anche perché, grazie alla sua competenza e vocazione musicale, ci avviò anche al canto corale. Nella memoria ci è rimasto un ricordo emozionante: Aldo seduto al piano a suonare e dirigere noi giovani impegnati a cantare la Supplica alla Madonna: Sancta Maria, ora pro nobis, sancta Dei genitrix, sancta Virgo virginum…Una vita la sua ricchissima di esperienze, che parte dall’Italia povera e umile per attraversare quasi tutto il ventesimo secolo e arrivare ai giorni nostri. Con la sua morte scompare un prezioso patrimonio di conoscenza e di valori che avrebbe meritato maggiore attenzione dalla società ormai distratta. Aldo appartiene alla schiera dei testimoni – protagonisti della storia della nostra comunità. Lascia un vuoto incolmabile. Incontrarlo in tutti questi anni è sempre stato un piacere per me. I suoi racconti, testimonianza di un mondo archiviato troppo in fretta, mi incantavano. Ed è con uno di questi racconti che mi piace chiudere il suo ricordo.
Aldo Conte era figlio di Antonio, titolare della centrale e frequentatissima sartoria di via Roma, una specie di circolo ricreativo aperto agli amici. Le sartorie producevano molti ritagli di lavorazione, che conservavano come preziosa merce di scambio (all’epoca non si buttava nulla, una società pienamente conservativa). Aspettavano i “pezzari”, una categoria di ambulanti, ormai scomparsa, che praticava il baratto. Arrivavano con i loro carretti, le ”trainelle”, per ritirare gli avanzi di lavorazione, le “pezze”, da vendere alle cartiere, e offrivano in cambio piatti in ceramica, padelle o bicchieri. Ma questi ritagli, ci ricorda Aldo, avevano anche un’altra funzione, socialmente ancora più importante. I ragazzi ne facevano continua richiesta per riempire calze da donna o altri contenitori di corda o stoffa per confezionare dei palloni di “pezza” con i quali giocare interminabili partite di calcio, che duravano fino al consumo della sfera di stoffa. E poi, dal giorno dopo, si ricominciava daccapo, essendo l’unica possibilità che i ragazzi avevano per praticare l’amatissimo gioco del calcio. Uno scenario rimasto sconosciuto in questa società consumistica e che Aldo ci fa riscoprire come educativa testimonianza storica delle trasformazioni dei costumi di vita e di come si possa essere felici anche con poco. Addio, carissimo Aldo, indimenticabile amico, grazie per averci accompagnati in questa vita. Il Signore ti accolga nella luce del Paradiso.