Nella notte del primo novembre 1975 cessava l’esistenza terrena di Pier Paolo Pasolini, massacrato da alcuni ignoti negli spazi dell’idroscalo di Ostia. Nel successivo giorno 5 si celebravano i funerali laici, che registrarono l’intervento di Alberto Moravia, che tracciò un profilo di grande spessore del personaggio Pasolini, togliendolo subito dai preconcetti, dal perbenismo e dell’ipocrisia di una società, che avevano dileggiato Pasolini come omosessuale e basta!
Il grande Moravia, che ho ascoltato in una registrazione dell’epoca, disse: …è morto uno dei più grandi poeti di questo secolo, che sarà celebrato come tale solo nel secolo futuro “. Profetiche queste affermazioni, perché abbiamo assistito solo dopo diversi anni dalla sua morte, ad una riqualificazione culturale e sociale di Pasolini come poeta, come scrittore, come libero intellettuale, come regista eccellente della corrente ” del neorealismo “. L’opinione pubblica lo ha rivalutato portando la sua figura sugli altari eccellenti della critica letteraria, della critica cinematografica e della critica politica. Non dimenticheremo mai le sue lotte sociali all’interno del Partito Comunista Italiano, al quale fu legato senza alcuna sottoscrizione e senza sottostare a piaggeria di parte. Lo ricordiamo come fine scrittore, capace di organizzare le sceneggiature dei suoi film, trasferendosi in forma scritta in veri e propri manuali. Ma aggiungiamo qualcosa, che non tutti sanno: fu compositore di canzoni! Ne compose una destinata a Domenico Modugno e elaborò ” Il valzer della toppa ” cantato mirabilmente da Gabriella Ferri.
Pier Paolo Pasolini rappresenta un riferimento della società italiana colta e progressista e non di quella parte, che nei suoi ” scritti corsari “edito da Mondadori, definì ” l’ Italietta morale “.
Vincenzo Serpico