Diocesi di Aversa – Nei giorni scorsi, le chiese della Campania si sono incontrate con le comunità territoriali per ricostruire il cammino di risveglio civile compiuto, presentare dubbi e ansie persistenti, raccontare la diffusa speranza di poter ricostruire le varie realtà cittadine. Dopo il Convegno “Ricostruire la città” (La situazione di fatto: le criticità ambientali in Campania; L’orizzonte possibile: la città giusta, cfr. http://www.diocesiaversa.it/wp-content/uploads/2014/08/Convegno-Ricostruire-la-citta.pdf ), il 27 settembre, nel Santuario “Mia Madonna mia salvezza” a San Cipriano d’Aversa, si è svolto un incontro di riflessione e di preghiera “Tu visiti la terra e la disseti”, promosso dalla Conferenza Episcopale Campana, presieduto da S. Em. card. Crescenzio Sepe (Presidente della Conferenza Episcopale Campana), con mons. Fabiano Longoni, Direttore dell’Ufficio Nazionale Problemi sociali e lavoro, e con mons. Giancarlo Maria Bregantini, Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.
Erano presenti per la diocesi di Avellino, insieme al Vescovo Francesco Marino, l’ufficio di Pastorale sociale e del lavoro e il Movimento Irpino per il Bene Comune (Mibc).
“La Tutela e la Custodia del Creato e dunque inesorabilmente quella dell’ambiente costituisce una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti” – ha sottolineato Elena Iannaccone del Mibc – “è una responsabilità che deve maturare in base alla globalità della presente crisi ecologica. Tutti necessariamente (individui e soggetti istituzionali) hanno il compito di prevenire e promuovere concretizzando valide soluzioni. In primis passare dalla denuncia alla proposta, dall’indignazione all’impegno, guardare a quei semi di bene su cui investire puntando con grande impegno sull’educazione delle coscienze di ragazzi-uomini-donne, educare a stili di vita capaci di custodire e coltivare il futuro di questa terra perché sia ancora così come ce l’ha consegnata Dio. La terra non può più ammalarsi e non può spezzare ancora vite umane. Il primo punto di partenza è la coscienza dell’uomo stesso e la terra ‘bene comune’ è sempre più martoriata dalle azioni più illecite e dalle scelte più egoistiche dell’uomo. Il degrado esterno manifesta la corruzione interiore del cuore e dei valori fondativi della vita. Le ferite della terra sono manifestazione di un malessere più profondo che va curato e combattuto, estirpato”.