La tradizione della Candelora incontra quella di Terrafuoco con il rituale della festa intorno al fuoco che torna a scaldare il centro storico di Avellino. Una fiamma nella festività di San Ciro che celebra la vita, la luce e la speranza nel buio del periodo invernale. La stessa luca che contraddistingue la benedizione delle Candele che accompagna la Candelora. L’appuntamento, inserito nell’ambito della Candelora a Montevergine promossa dal Comune di Mercogliano in sinergia con il Comune di Avellino, l’Ente Parco del Partenio e numerose associazioni del territorio, è in programma il 31 gennaio, nel segno del calore dei falò, delle specialità della tradizione e della musica live condon Vitaliano dj set feat. BugliOne, Arsenza, il collettivo di Terrafuocolive, Madonne nere e luminarie fatte di cuori in fiamme. Un rituale di scena in piazza Duomo a cura di Caos, Pgr, Avionica, I-Ken, Movimento per la Candelora, Arci Avellino con l’obiettivo di promuovere la conoscenza della Collina della Terra e trasmettere il patrimonio culturale di una comunità.
A precedere Terrafuoco, alle 19, all’auditorium dell’Ic di Mercogliano, in scena “Karibuni – Il sangue è rosso per tutti”, spettacolo teatrale con la regia di Bruno Petrosino a cura di Pgr. Karibuni (in lingua swahili, “benvenuti”), raccoglie il bagaglio sensoriale, immaginifico ed emotivo dell’autore, a partire dai suoi viaggi in Africa tra gli anni ‘60 e 2000.
Attraverso la musicalità dello swahili e una sperimentazione sonora per meglio evocare le atmosfere umanitarie e spirituali del luogo, lo spettacolo racconta la poesia, le tracce di una cultura e un pensiero diversi, ma che ancestralmente appartengono a tutti in quanto umani. Cuore del viaggio il tema della libertà e della pace tra uomo e uomo, tra uomo e Natura. A prendere forma l’itinerario di un uomo alla scoperta di una terra a lui sconosciuta, che racchiude un senso “altro” di vita e una totale adesione ad essa.
Note di regia
Il viaggio di un uomo alla scoperta di una terra a lui sconosciuta, che racchiude un senso “altro” di vita e una totale adesione ad essa.
Giancarlo, autore del libro e narratore di se stesso in scena, ci riporta al presente la sua avventura, affiancato dal suo alter-ego del passato, che si sdoppia e si fa musica, danza, lingua, stoffe, fotografie, persone care, oggetti rari e lontani quanto i ricordi che li impreziosiscono, e che rappresenta la testimonianza di qualcosa che non si può più trovare, se non nelle parole, appunto, di Giancarlo. E’ quella la “vera” Africa presente sulla scena: la “sua” Africa.