Di seguito la lettera aperta a firma dell’europarlamentare Pd, Massimo Paolucci, rivolta ai dirigenti, iscritti, militanti ed elettori del Partito Democratico “Dal 25 febbraio scorso non c’è stata ora e momento di ogni giornata in cui non abbia ricevuto almeno una telefonata, una email, un messaggio, oppure un luogo in cui non abbia incontrato un vecchio amico, un compagno, un conoscente, o anche un mio familiare, che a più riprese non mi abbia chiesto di riconsiderare la scelta di lasciare il Partito Democratico. Per me, non sono state giornate facili. Non si cancellano con una lettera oltre trent’anni di legami, storie personali, passioni, una lunga militanza. L’altro ieri, poi, è accaduto un fatto dalla assoluta rilevanza politica: un appello per chiedermi di rientrare, sottoscritto da oltre 300 tra sindaci, amministratori, deputati, assessori e consigliere regionali, eurodeputati, dirigenti territoriali e nazionali del Pd da tutto il Mezzogiorno, e poi da una marea di iscritti, amici e compagni, a cui si sono aggiunte nel corso della giornata autorevoli dichiarazioni pubbliche a sostegno, alcune anche da importanti esponenti della società civile. Ringrazio indistintamente tutti. È stata una grande dimostrazione di affetto e stima, unita ad una evidente considerazione politica nei miei confronti che non può lasciarmi indifferente. Sono rimasto profondamente colpito. Non tenere conto di tutto questo sarebbe un atto di presunzione. Significherebbe credere e sostenere che “da solo” posso essere autosufficiente nelle mie battaglie politiche. Per questo, sento il dovere di rientrare nel Partito Democratico. Anche e soprattutto dopo l’incredibile giornata dell’altro ieri, ho, tuttavia, l’obbligo di non essere equivoco, ambiguo e falso. Ritornare sulla mia decisione non può e non deve cancellare le motivazioni che mi hanno spinto ad assumerla. Non è cancellata l’amarezza e lo sconcerto per il modo, assolutamente incomprensibile, in cui il gruppo dirigente nazionale del Pd ha gestito la vicenda delle primarie in Campania. Immutata è la mia convinzione e determinazione a proseguire la battaglia politica che ho iniziato. I preoccupanti interrogativi e i rischi manifestatisi nelle settimane precedenti al voto, e che ho provato a far emergere in tutta la loro pericolosità con la lettera di dimissioni, non sono fugati e possono ripresentarsi ai prossimi appuntamenti. Per questo dobbiamo essere ancora più vigili di prima e correggere tutto quello che c’è da correggere. Lo voglio dire chiaramente: io non sono contro le primarie, che restano uno strumento importante di partecipazione, selezione e promozione delle classi dirigenti. Sono contro “primarie selvagge”, senza regole. Dobbiamo evitare il ripresentarsi del rischio che le primarie del Pd, in Campania ma anche nel resto d’Italia, siano condizionate direttamente o indirettamente da parte di gruppi organizzati del centrodestra. Il pericolo di una mutazione genetica del nostro partito, il rischio di vederlo trasformarsi in un comitato elettorale permanente, dove il consenso si acquisisce attraverso costose campagne elettorali, è sempre in agguato. Su questi temi, io continuerò, da dentro il Partito Democratico, a fare la mia battaglia. Pubblicamente. Come ho già detto, ho sbagliato a tacere nel 2011, non sbaglierò una seconda volta. Le primarie del 1° marzo sono andate bene. C’è stata un’ottima partecipazione e un risultato chiaro. Tutto questo grazie, in primo luogo, al serio e puntuale lavoro della Commissione organizzatrice, dei presidenti, degli scrutatori e delle centinaia di volontari impegnati, ma anche “un pochino” grazie all’allarme che per tempo ho lanciato. La vittoria di Vincenzo De Luca è stata netta e senza ombre. De Luca è il mio e il nostro candidato. Lasciare il Pd è stato un atto di amore verso il partito che ho contribuito a fondare. Rientrarci adesso è un gesto di responsabilità. Responsabilità e gratitudine verso chi mi ha votato e sostenuto alle elezioni europee credendo in un percorso e in un progetto politico per il Mezzogiorno, che merita più attenzione e centralità nelle scelte di governo, nazionali ed europee. Responsabilità e stima verso i colleghi europarlamentari – in primo luogo il mio capogruppo Gianni Pittella e la mia capodelegazione Patrizia Toia – che mi hanno dato l’onore e l’onere di rappresentarli nella funzione di vice capodelegazione del Pd. Responsabilità e dovere nei confronti della Campania, che merita un governo all’altezza delle esigenze e delle legittime richieste dei sei milioni di miei concittadini, dopo i cinque disastrosi anni di Caldoro. Per questo c’è bisogno in Campania di un Partito Democratico unito e forte, in grado di stringersi intorno a Vincenzo De Luca per portarlo alla vittoria e sostenerlo, dopo, nella difficile azione di far risalire questa Regione, oggi ultima in Europa, secondo la Commissione europea, per qualità dell’azione di governo. Io sono in prima linea in questa sfida, per mandare a casa Caldoro e il centrodestra e far vincere De Luca e il centrosinistra. Così come per sostenere i candidati di centrosinistra in importanti Comuni campani dove si andrà al voto in primavera. La prossima settimana inizierò da Avellino un giro che mi porterà nei mesi successivi in tante realtà del Mezzogiorno ad illustrare, attraverso un apposito vademecum scritto, le opportunità dei fondi europei 2014/2020. Politica di coesione e investimenti diretti dell’Ue sono occasioni che il Sud deve conoscere meglio, per imparare meglio ad utilizzarle. Non mi sono mai sottratto al mio lavoro e alle mie responsabilità. Non intendo farlo proprio ora che in Campania può aprirsi una stagione di cambiamento. Avanti tutta, senza nessuna esitazione. Con l’impegno e la passione di sempre”.