La funzione dell’orientamento nelle scelte degli indirizzi formativi e per le Facoltà universitarie, il rapporto tra scuola e lavoro, i limiti dei decreti delegati degli anni ’70, gli elementi di criticità della legge di riforma in itinere, il ruolo della didattica curriculare e della didattica in laboratorio, l’educazione alla cittadinanza e alle istituzioni nella società multiculturale. Articolati e variegati i profili delle analisi delineato nel pubblico convegno, svoltosi nel Palazzo comunale.
E’ stato aperto a tutt’arco, il ventaglio d’analisi sul ruolo della scuola, chiamata a rapportarsi con la complessità e la ricchezza multiculturale e plurietnica della società del Terzo Millennio, per essere del tutto ed efficacemente adeguata alle istanze delle nuove generazioni, in connessione con lo sviluppo generale dei territori, favorendo la promozione dei valori umani e civili delle comunità sui versanti delle conoscenze e della circolazione delle idee; ventaglio articolato di tematiche, prospettate con incisività di argomentazioni, conferendo una qualificata e interessante connotazione al pubblico convegno, svoltosi nell’Aula consiliare del Palazzo comunale ed organizzato dal Circolo socio-culturale de L’Incontro.
Basilare, in questa visuale, la funzione dell’orientamento per le scelte sugli indirizzi formativi nelle scuole di ogni ordine e grado come delle facoltà universitarie. Un punto di riflessione, che era evidenziato da Carlo Melissa, segretario generale della Cisl–Università della Campania, dando risalto all’importanza di scelte congrue e coerenti, in grado di coniugare aspirazioni e attitudini dei giovani con le dinamiche sociali e le opportunità dei sistemi produttivi, così come si vengono configurando nella contemporaneità, per effetto dei rapidi e costanti mutamenti sia di missione che organizzazione, determinati dall’innovazione tecnologica. Un campo, quello dell’orientamento, per la cui praticabilità è decisivo l’apporto della scuola e della famiglia, un apporto di consapevole responsabilità e informazione, anche e soprattutto in connessione con le potenzialità e le vocazioni dei territori.
Altro elemento di riflessione era proposto da Melissa, alla luce dell’esperienza personale di lavoro, con particolare riferimento alle ammissioni alle Facoltà universitarie “a numero chiuso”; Facoltà strategiche per l’aderenza formativa alle esigenze del mondo produttivo in generale, ma anche aderenti alle vocazioni dei territori, come la Facoltà di Agraria, che viene costantemente elusa. Un ambito preciso e chiaro, ma che i giovani del contesto intercomunale dell’ Unione dell’Alto Clanio e del Baianese non tengono nella dovuta considerazione, optando per Facoltà universitarie senza prospettive d’inserimento nel sistema-lavoro.
L’orientamento, quale fattore strutturale per il ruolo della scuola di servizio per i giovani e la società, era posto i riflettori dei puntuali rilievi del dottor Mario Piantedosi, che per 25 anni ha diretto il Circolo didattico “Giovanni XXIII”, a cui afferivano non solo le scuole elementari cittadine, ma anche quelle di Avella e Sperone. “Fino a qualche decennio fa – affermava Piantedosi, che per garbo e affabilità ha lasciato di sé un ottimo ricordo nelle comunità locali- l’orientamento era ispirato dalle attività curriculari, mentre nei nostri giorni l’orientamento è correlato a favorire nella scuola lo sviluppo delle competenze e delle specifiche attitudini dei giovani sulla base di quell’alfabetizzazione culturale, che permetta l’inserimento nella società”. La scuola del presente e del futuro- chiariva Piantedosi– non può essere scissa dalla centralità dell’attività didattica; in questa luce, la denominazione di un tempo, con cui si identificavano le funzioni del direttore didattico appunto, era certamente più significativa per l’ambito della scuola primaria ed elementare, che non l’attuale denominazione onnicomprensiva e generica di dirigente scolastico, adottata per le scuole di ogni ordine e grado.
Nel delineare i profili della scuola che cammini al passo con i tempi e ne sia precorritrice in una qualche misura, Piantedosi ne delineava i contenuti didattici e di apprendimento. Un prospetto, in cui dovrebbero avere corsie di priorità gli insegnamenti d’ Italiano, dell’ Inglese, dell’ Informatica – con l’intera gamma dei saperi scientifici- oltre che dell’ Educazione alla Costituzione e alle Istituzioni, dando impulso alla cittadinanza attiva, attraverso i valori dell’intercultura e dell’integrazione plurietnica. E’ il prospetto- concludeva- della formazione del cittadino europeo.
Cambia la società, deve cambiare la scuola. Era, questo, il filo tematico che svolgeva il professore Felice Colucci, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo cittadino, a cui afferiscono i plessi di scuola primaria, elementare e medie di Sperone. “Tema cruciale, quello dell’orientamento, su cui la scuola ha responsabilità notevoli; responsabilità-affermava- che riesce a rispettare e osservare, anche se deve confrontarsi e misurarsi con difficoltà di vario genere, di ordine logistico ed organizzativo, ma soprattutto di natura economica, considerate le ridotte disponibilità di risorse”.
Ponendo sotto la lente d’ingrandimento l’esperienza in atto nell’Istituto comprensivo, Colucci sottolineava come i percorsi d’orientamento verso le scuole superiori fanno registrare da alcuni anni un trend di particolare favore per gli Istituti con indirizzo alberghiero e per i servizi di ristorazione, mentre i livelli d’iscrizione ai Licei scientifici e classici come agli Istituti tecnici restano nella norma, mentre è netta caduta sono le iscrizioni agli istituti professionali per l’industria.
Sulla multimedialità e sui nuovi orizzonti che genera l’innovazione tecnologica si soffermava la professoressa Genny Manzo, docente negli istituti statali d’istruzione superiore, oltre che nell’Università telematica Pegaso. Sottolineata la grande portata comunicativa della telematica, quale nuova frontiera della didattica in genere ed accompagnata dalla didattica sperimentale e di laboratorio, Manzo forniva dettagli sull’esperienza della Pegaso, in cui si dà larga prevalenza alla ricerca scientifica.
Un’esperienza, che coinvolge in ambito nazionale una fascia sempre più larga di uteza, che in complesso si aggira sui 90 mila, tra giovani e meno giovani. Un’esperienza formativa- evidenziava- i cui capisaldi sono costituiti da percorsi di studio ben strutturati nella programmazione, da attività di tirocinio e dal costante rapporto con il mondo delle imprese e del lavoro, oltre che con gli Enti locali, grazie agli specifici protocolli d’intesa che la Pegaso sottoscrive regolarmente.
A tracciare le conclusioni, era il professore Luigi Bifulco , già segretario regionale della Cisl-Scuola della Campania, attualmente impegnato quale coordinatore per l’area nolana dello stesso sindacato. Una successione di riflessioni, a cui faceva da chiave ispiratrice l’affermazione di Aldo Masullo nell’intervento di qualche giorno fa, al Palazzo vescovile di Nola, in occasione dell’omaggio che gli hanno reso amici ed estimatori per il novantaduesimo compleanno; affermazione, che valorizza l’importanza rapporti inter-generazionali per la coesione sociale e per il mondo della scuola, dal momento che “ gli adulti sanno, ma non possono, i giovani possono, ma non sanno”. E’ la visuale, di cui va tenuto il debito conto, per dare impulso e concretezza alle politiche dell’orientamento didattico e formativo, che siano al servizio delle giovani generazioni, mentre per la promozione e la valorizzazione dei territori la scuola assolve una funzione determinante. Significativo, sotto questo profilo, la realtà di Pomigliano d’Arco, la prima città industriale del Sud, in ragione degli insediamenti produttivi che si realizzarono negli anni ’30 del secolo scorso.
Una realtà dinamica, consolidata nel tempo, in virtù delle note eccellenze del Polo automobilistico e del Polo aeronautico dell’ Alenia–Aermacchi ; e, a quest’ultimo, si rapporta l’eccellenza dell’ Alenia–Spazio di Nola, per non dire del Centro di ricerca tecnologica e scientifica dell’ Elasys, di rilevanza internazionale. Uno scenario di produttività, a cui si sono venute correlando gli Istituti tecnici e gli istituti professionali del territorio e dell’immediato hinterland dell’area orientale di Napoli, in tutt’uno con il sistema dei Dipartimenti della Facoltà d’Ingegneria dell’Università Federico II. Una simbiosi che prosegue, guardando alle sfide della società globalizzata, con il necessario spirito competitivo, che richiede alle imprese la capacità di essere internazionali.
Altri passaggi, Bifulco riservava ai limiti della riforma dei Decreti delegati, che avrebbero dovuto segnare negli anni ’70 il punto di svolta per l’Autonomia della scuola, una riforma diventata monca ed incompiuta, con effetti deteriori per il sistema-scuola. E la riforma in itinere della “Buona scuola”, al di là degli obiettivi di ordine generale, tra cui quello dell’alternanza tra scuola e lavoro – realtà diffusa in Germania, con tirocinio lavorativo, che viene svolto direttamente nelle aziende- presenta elementi di fragilità, che verosimilmente ne impediranno il varo definitivo. Un elemento di fragilità è costituito dall’assunzione dei 100 mila docenti che vivono la precarizzazione lavorativa; assunzione, che sul piano sociale è doverosa e dovuta, ma che si scontra con il grave peso economico-finanziaria, di cui dovrebbe farsi carico lo Stato. Altro elemento di fragilità, la figura del dirigente scolastico, ipotizzato quale dirigente-manager o dirigente-sindaco. Una pluralità di funzioni, responsabilità e “poteri”, inconciliabili con la visione di una scuola che sia ancorata ai valori della democrazia plurale e alla ricchezza delle proposte formative, che siano premianti per i meriti dei giovani, rendendoli attori della società nel lavoro.