Nella notte tra sabato e domenica si è consumata l’ennesima strage impunita: centinaia di persone sono affogate nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere le coste europee. Persone che fuggivano da guerre e povertà, nella speranza di potersi costruire una vita migliore. Non si può rimanere indifferenti. In quel mare sono affogati fratelli e sorelle: quei morti sono i nostri morti e vogliamo affermarlo pubblicamente. Né si può rimanere indifferenti davanti a una società che scivola verso la barbarie. Non si può rimanere in silenzio, mentre alcuni gioiscono per una simile tragedia e lo affermano senza alcuna vergogna.
Il problema non sono le migrazioni. La storia del mondo è fatta di queste. Tutti i popoli e in tutte le epoche le hanno conosciute, arricchendosi e ampliando il proprio bagaglio culturale e sociale. Il problema sono le guerre, lo sfruttamento, la disoccupazione, le mafie, la corruzione. Chi oggi propone di fermare le migrazioni senza porre rimedio a questi problemi, o peggio, alimentandoli, è il vero nemico di questa società.
E che non si parli di tragedia, quando un intero sistema, scientificamente, progetta e determina le aggressioni e le razzie dell’imperialismo, la fuga – o meglio la cacciata – di milioni di donne e uomini, la discriminazione razziale, la marginalizzazione nei territori, nelle città, lo sfruttamento spudorato del sudore e del tempo di chi è sottoposto a tutto questo. E ancora: le frontiere, Mare Nostrum e poi Frontex, i Cie, le impronte digitali e il reato di clandestinità, i barconi che affondano nell’ipocrita cordoglio dei responsabili di quelle morti.
Non si può rimanere fermi, mentre i politici responsabili di aver costruito un sistema di gestione delle frontiere che uccide i più deboli e fa arricchire gli scafisti senza scrupoli, si rimpallano le responsabilità. Il silenzio diventa complicità di questo massacro. L’ipocrisia è il crimine più grande di questi politici che (non) ci rappresentano.
È NECESSARIO aprire un corridoio umanitario e dei canali di accesso legale all’area Schengen per i profughi in fuga dalle guerre e per quelli in fuga dalla povertà.
E’ INDISPENSABILE sospendere il regolamento Dublino e consentire alle persone tratte in salvo di scegliere il Paese dove andare sostenendo economicamente con un fondo europeo ad hoc l’accoglienza in quei Paesi sulla base della distribuzione dei profughi.
È arrivato il momento di voltare pagina rispetto alle politiche che producono clandestinità ed emarginazione, di smetterla di trattare i migranti come un problema di ordine pubblico all’interno del paradigma di una presunta emergenza che si ripete ciclicamente.
È arrivato il momento di affrontare le migrazioni come un fenomeno politico, economico e sociale che come tale ha bisogno di politiche di inclusione vere e programmate.
E’ arrivato il momento di pretendere, come operatori, attivisti, esseri umani, che l’accoglienza non sia fondata su uno squallido principio di medicalizzazione e cinica speculazione sugli ospiti dei centri e di denunciare che le politiche di accoglienza non siano mai tese a creare le reali condizioni di inclusione sociale e lavorative di uomini e donne che scappano da guerre e persecuzioni.
E’ arrivato il momento di decidere se teniamo di più all’esistenza delle frontiere o alla vita delle persone. Ma soprattutto, ancora una volta, è il momento di restare umani.
Martedì 21 aprile, giornata di mobilitazione nazionale a Roma per fermare la strage di innocenti. Noi ci saremo.
SEEDS – Cooperativa Sociale