Sabato sera a Sperone, nell’ambito della festa del PD, lodevole iniziativa di Franco Vittoria, si è tenuto un pubblico dibattito sulla intrigata vicenda dei collegi elettorali previsti dalla legge Italicum. Un dibattito opportuno e atteso per chiarire il contesto nel quale è maturato un disastroso risultato: la divisione del nostro mandamento inserito in due collegi elettorali diversi (Avella e Sperone voteranno nel collegio di Nola – Pomigliano, il resto dei comuni nel collegio Avellino –Benevento). Abbiamo chiesto ad Antonio Vecchione, moderatore dell’incontro, informazioni sul dibattito.
Domanda: Chi ha partecipato al dibattito e quali le opinioni emerse?
Risposta: Il dibattito è stato di ottimo livello, qualificato dagli interventi di tre sindaci: Enrico Montanaro, Marco Alaia e Nicola Masi. Gli argomenti messi in campo dai tre si sono intrecciati, ma orientati tutti nella stessa direzione. Prima di tutto hanno rivendicato con legittimo orgoglio il merito di aver finalmente realizzato, dopo trenta anni di vuote parole, l’Unione dei Comuni. “La sintonia tra i sei sindaci”, hanno dichiarato, “è perfetta. Affrontiamo insieme i problemi comuni con spirito assolutamente unitario e senza tener conto delle casacche partitiche. Siamo convinti che il futuro del nostro territorio dipenda da quello che sapremo progettare e realizzare tutti insieme. Ed è per questo che la perdita dell’unità territoriale operata dall’Italicum è un dolorosa ferita, un vero e proprio tradimento. Ne siamo delusi, amareggiati e arrabbiati. Alla prima stesura della legge, che ci trasferiva d’imperio nel collegio 05 di Nola – S. Giuseppe, ci attivammo subito per presentare un documento di protesta col quale chiedevamo il ritorno immediato al collegio di Avellino. Purtroppo non è andata così e la situazione è peggiorata. Dovremo capire che cosa è successo e che cosa si potrà fare per recuperare l’unità”. Questa la sintesi dei loro discorsi.
D: Come sono state recepite le parole dei sindaci?
R: Devo dire che mi ha impressionato il senso di scoraggiamento e amarezza che traspariva dai loro ragionamenti. Se per un verso hanno trasmesso la determinazione a portare avanti l’Unione, dall’altro si intuiva una cocente delusione. “Noi abbiamo fatto tutto quanto possibile, ma non è stato sufficiente”: questo il messaggio intriso di sofferta impotenza. Personalmente ritengo che i sindaci abbiano commesso alcuni errori. La nota di protesta contro la prima decisione, così velocemente scritta e inviata alle autorità, è stata, a mio avviso, il primo errore. E’ mancata una riflessione aperta alle forze sociali, doverosa prima di assumere decisioni che investono il futuro del territorio. Abbiamo avuto, in pratica, la possibilità di passare al collegio Nolano (storicamente casa nostra) e i sindaci, da soli, l’hanno respinta. Inoltre affidare la difesa dei nostri interessi a onorevoli che ci hanno sempre considerati non un territorio da sviluppare, ma un serbatoio di voti è stato un errore di ingenuità clamoroso. La conseguenza era già scritta: non c’è stata in commissione la difesa dell’unità del mandamento per un motivo semplice: non interessa a nessuno. La domanda sorge spontanea: non sarebbe stato meglio, come sostengo da anni, un nostro ritorno a “casa”, dopo umilianti decenni di emarginazione “irpina”?
D: Come si è sviluppato il confronto? Ci sono stati altri interventi?
R: Si e di particolare rilievo. Francesco Scotto, pur affermando gli stessi concetti dei sindaci, è stato determinato nelle conclusioni: “Se l’unità territoriale non ci verrà restituita, io non voterò più il PD e farò addirittura campagna contro”. Radicale e “rivoluzionario” Pellegrino Palmieri, in linea col suo modo d’essere. Più che un intervento, ha lanciato un monito, un segnale d’allarme sulla condizione del mandamento. “E’ finito il tempo di questa politica di basso profilo. I cittadini non sono interessati a queste discussioni sul nulla: che cosa importa loro votare a Napoli o Avellino. La stessa Unione tanto decantata non è la soluzione. Dobbiamo voltare pagina e eleggere un solo sindaco e una sola giunta per tutti i sei comuni. In questo modo i gruppi di “pressione familiari” perderanno il loro potere di influenzare negativamente la politica. Finalmente ci libereremo da queste catene”. Nella stessa direzione le opinioni di Carmine Ferrara.
D: In tutto questo dibattito sembra mancare la voce dei partiti. Il PD, partito organizzatore della festa, si è formata una idea e che cosa propone?
R: Che io sappia, il confronto interno c’è stato. Sabatina D’Avanzo ha informato che la sezione di Baiano ha approvato un documento di protesta e di richiesta che ha inviato a tutti i dirigenti nazionali, a partire da Renzi. Il documento contiene un’apertura non da poco: “pur di riconquistare l’Unità territoriale, siamo disposti anche ad accettare l’inserimento nel collegio di Nola”. Anche Franco Vittoria ha fatto sentire la propria voce. Ha posto in risalto un concetto chiaro: il territorio è indifeso, “nudo”. E’ necessario uscire al più presto da questa condizione con la buona politica. Va benissimo l’Unione, ma deve essere interpretata con concretezza e con progetti utili (a partire dall’emergenza sanitaria).
D: concludendo, quali possono essere gli sviluppi?
R: da semplice cittadino non saprei dare risposta. Posso soltanto affermare di essere rammaricato: abbiamo sprecato l’occasione storica di dare una svolta positiva alla nostra comunità. Ritengo, come hanno fatto capire gli stessi sindaci, che, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ottenere cambiamenti sia difficilissimo. La mia impressione è che possa essere più agevole esercitare adeguate pressioni per un ricongiungimento nel collegio 05 di Nola piuttosto che per un improbabile ritorno nel collegio 02 di Avellino. Ma forse, condizionato dalle mie convinzioni, è più un auspicio che la realtà.