Irpinia del vino in fermento. Dopo la crisi della pandemia da Covid-19 degli ultimi mesi, viticoltori ed imprese si ritrovano a dover fare i conti col silenzio assordante delle Istituzioni locali, incrementato da anni di solitudine e distonìe di intenti, le gravi perdite sul mercato, le giacenze in cantina ed un’aspettativa per il futuro difficile, per tanti altri motivi, specie in questi ultimi giorni di dissenso contro la decisione della Regione Campania e del Tar per la costruzione del Biodigestore di rifiuti nel Comune di Chianche (AV), uno degli otto Comuni dell’areale della DOCG Greco di Tufo.
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Oggi, all’inizio dell’attesa vendemmia, la crisi sul territorio vitivinicolo – e non solo! – fa sentire tutto il suo peso, anche se la storia dell’Irpinia è piena di esempi virtuosi, di gente semplice avvezza a rimboccarsi le maniche, senza una parola di sconfitta, contadini armati solo della loro volontà e degli antichi saperi che, caparbiamente, hanno creduto nei loro sogni, riuscendo a fare la storia del vino in Irpinia e consegnare il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, il Taurasi, le tre docg irpine, alla ribalta ed all’apprezzamento dei mercati internazionali.
Perché, allora, con siffatti (e molti altri) prodotti d’eccellenza, da molti anni l’Irpinia registra una crisi nel settore?
Per fare il punto della situazione, ho intervistato Teobaldo ACONE, Ambasciatore dell’Associazione Nazionale Città del Vino, da decenni impegnato attivamente sul territorio per la promozione e valorizzazione delle realtà locali
Com’è la situazione generale odierna nel settore vitivinicolo in Irpinia?
In questi vent’anni il settore vitivinicolo irpino si è sviluppato sia come qualità del prodotto vino e sia come quantità di uva in quanto sono nate diverse cantine nei territori delle tre docg Fiano,Greco e Taurasi ma, nello stesso tempo, non esiste un vero controllo della lavorazione dell’uva come si deve da parte delle istituzioni del settore vitivinicolo.
Come le istituzioni locali hanno sostenuto il settore e le imprese durante e dopo l’emergenza covid?
Il grande problema per l’Irpinia vitivinicola dipende da non avere la volontà di fare sistema, sia a livello dei sindaci e sia tra le aziende vitivinicole. Senza questa volontà, le istituzioni locali non hanno promosso alcun progetto per sostenere concretamente il settore vitivinicolo e le imprese.
Lei è Ambasciatore di Città del Vino da decenni e conosce benissimo il territorio. Qual’è il sostegno che l’Associazione Nazionale, suo tramite, ha concretizzato a favore delle imprese associate?
Da diversi anni Città del vino, tramite il mio ruolo di Ambasciatore Città del vino, ha fatto partecipare le aziende vitivinicole al concorso Enologico Internazionale, all’evento Calici di Stelle, ha collaborato alla stesura delle strade del vino, ha istituto il laboratorio per la promozione del territorio vitivinicolo irpino a Montefalcione, diverse aziende vitivinicole sono state inserite sulla rivista nazionale di Città del vino ed ha proposto ai sindaci del Greco di Tufo il progetto per far partire la promozione di quel territorio vitivinicolo, tant’è che Città del Vino ha realizzato due protocolli di intesa, uno col Comune di Avellino per l’area vasta e l’altro con la Regione Campania, in attesa di un tavolo tecnico importante per una politica di sviluppo del territorio vitivinicolo regionale.
Il progetto “Strade dei vigneti del Greco di Tufo”, a cura della Giornalista CarmenGuerriero, recentemente avocàta nel Comitato Scientifico Fondazione “Sistema Irpinia” della Provincia di Avellino e l’ausilio del dott. Teobaldo Acone, è promosso e sostenuto dall’Associazione Nazionale Città del Vino, in linea con le norme statutarie tese alla tutela della qualità dei prodotti (vino e produzioni tipiche locali), dei territori (ambiente, paesaggio, qualità della vita) e valorizzazione e promozione degli stessi, quali presupposti imprescindibili per ogni possibile politica di crescita e sviluppo dei territori.
Presentato, con larghi consensi, lo scorso 14 giugno presso la sede della pro Loco Planca di Chianche (AV), uno degli otto Comuni dell’areale della DOCG Greco di Tufo, il progetto de qua ha ottenuto il Patrocinio della Regione Campania, Provincia di Avellino, Camera di Commercio di Avellino, Ente Provinciale del Turismo Avellino, Associazione Nazionale Città del Vino, Comune di Chianche, UNPLI, Fisar e PMI International, Confederazione Internazionale delle piccole e medie imprese nel Mondo, con lo scopo di realizzare una nuova destinazione enoturistica, fondata sulla riscoperta del territorio, attraverso itinerari, “Strade” ed esperienze legate all’enogastronomia, paesaggi, cultura, storia ed anche spiritualità di piccoli borghi, luoghi storici, musei, cantine, residenze antiche, castelli, trattorie, ristoranti, piccole aziende di prodotti artigianali, in una logica di programmazione e di condivisione con la rete dei principali attori del territorio.
Pensa che l’Irpinia sia capace con le sue eccellenze di riuscire a raccontare agli appassionati i valori degli uomini che lo producono e la qualità dei territori da cui proviene?Per poter raccontare al turista le eccellenze di un territorio bisogna prima creare un brand Irpinia, capace di contenere diverse tipologie di turismo, come tradizioni, archeologia, religiosità, borghi, castelli, vino, ambientale, viabilità, come il treno storico del vino, ma con un filo conduttore unico. Una volta determinato il censimento di questi diverse tipologie di turismo, si passerà agli attori che dovranno gestire accoglienza del turista tramite una specifica piattaforma on line, che darà luogo ad un portale con i dati raccolti e l’istituzione di un’agenzia del turismo irpino collegata a tutti i Comuni del territorio.
Quale, secondo Lei, il punto di forza del territorio per uscire dalla crisi, non solo immanente dell’emergenza Covid ?
Il punto di forza è sempre fare sistema tra le istituzioni locali, che, purtroppo, subiscono ancora oggi, la nefasta influenza dell’appartenenza politica di ogni sindaco al politico di turno che promette e poi non fa niente. Solo depoliticizzando il settore si riuscirà ad ottenergli i finanziamenti necessari per realizzare progetti territoriali importanti come quello delle “Strade dei vigneti del Greco di Tufo”.
Quale insegnamento possiamo trarre da questo brutto periodo?
La pandemia ci ha insegnato che nel settore vitivinicolo bisogna saper investire, ma nello stesso tempo si deve fare sperimentazione e cercare di vendere anche il vino nel territorio delle tre Docg, aprendo tutto l’anno, compreso il sabato e la domenica, l’azienda vitivinicola ai tantissimi turisti del vino per far conoscere la verde Irpinia.
Quali pensa possano essere le aspettative concrete perchè il comparto vitivinicolo dell’Irpinia possa finalmente rinascere e occupare il posto che merita sul mercato nazionale?
Il prodotto di qualità delle tre docg è chiaramente importante, ma non basta: il territorio – Comuni e Aziende vitivinicole – ha assoluto bisogno di un investimento culturale in formazione, promozione e comunicazione adeguata, come nel segno dell’ultimo progetto in fieri di Città del vino, con il Comune di Montefalcione e l’Università del Molise.
(credit photo Carmen Guerriero)
Chi è Massimo Antonino Cascone Napoletano, Laureato in Giurisprudenza, è practicing environmental journalist, termine di lingua inglese che definisce l’indirizzo verso tematiche legate alla natura, a questioni ambientali, cambiamenti climatici, innovazione, energia, mobilità sostenibile, oltre che appassionato di turismo enogastronomico, storia e cultura degli alimenti, grazie ai numerosi viaggi in giro per il mondo. Ama raccontare le best practice di aziende della greeneconomy, forte delle competenze acquisite nello Studio Legale di famiglia, da decenni punto di riferimento nazionale per questioni di Diritto del Lavoro, Sicurezza Lavoro, Relazioni Sindacali, Gestione Personale e Diritto Vitivinicolo. Fa parte della Redazione di PANDORA TV e collabora come freelance anche per altre testate giornalistiche registrate a pubblicazione quotidiana.