Con la morte di uno stimato cittadino flumerese, avvenuta ieri 8 novembre a causa del virus, ritorna nel paese la paura del contagio. Sono lontani i tempi quando a Flumeri, si cantava dai balconi la sera, cercando di allontanare la paura del contagio, auspicando così, che sarebbe andato tutto bene, ma è stata pura illusione.
Con la vaccinazione di massa, che pure c’era stata in paese, e, il rilascio del successivo green-pass, ai vaccinati, si auspicava il ritorno ad una vita normale di tutti i giorni, ma non è stato così. Perché, le diverse varianti del virus e l’abbassamento della guardia di alcuni cittadini dalle direttive emanate dalle autorità competenti, ci hanno riportato al passato.
Eppure, durante il periodo lockdown e i primi decessi, le istituzioni locali, sanitarie e medici di base, forze armate e polizia locali, avevano messo in campo misure adatte a fronteggiare l’emergenza epidemiologica, anche con l’installazione dopo di un centro vaccinazione COVID-19 , e la popolazione fu consenziente ed edotta ad affrontare insidie da contagio in qualsiasi circostanza e luogo.
Invece oggi, apprendiamo da fonte sicura che il contagio con conseguente morte di un cittadino, sia in avvenuto per festeggiare il conseguimento di una laurea presso un noto ristorante della zona , dove un partecipante all’evento ha contagiato gli altri commensali. C’è da precisare, che i commensali provenivano da Ariano, Zungoli e Flumeri.
E, qui entrano in campo i controlli se si va in luoghi chiusi come appunto un ristorante, dove andrebbero installati i sistemi ideati per la misurazione della temperatura corporea COVID-19 disposti all’ingresso, come avviene del resto in alcuni centri commerciali.
Questo, salverebbe da contagio sia i clienti che i gestori dei ristoranti o altri locali pubblici.
Carmine Martino