Il mio giorno del ricordo di Marianna Grande
Una mamma che scopre che i suoi figli sono stati gettati giù da un dirupo o un padre che chiama a raccolta la famiglia per chiedere di preparare i bagagli e per comunicare che nottetempo andranno via dalla terra che fu degli avi per non farvi mai più ritorno. Provare ad immedesimarsi un solo secondo in queste vicende è sufficiente per provocare un immediato brivido gelido, una sensazione di panico e sconforto ed un senso di tristezza immenso capace di turbare qualsiasi serenità.
Il giorno del ricordo di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati è il dovuto riconoscimento di una tragica storia chef narra le vicende belliche e postbelliche di una zona di confine, di persone costrette a cambiare casa, patria o bandiera in uno scenario da resa dei conti tra ideologie malate.
Il giorno del ricordo non è una festa, è una solennità, che rammenta una storia che merita di essere narrata proprio perché controversa; come controverse dovrebbero essere le conseguenze delle bombe degli alleati che venivano a restituirci una libertà che non è mai stata piena, i racconti delle violenze sessuali perpetrate dai cinesi in Manciuria, quelli delle deportazioni operate dei Sovietici e di qualunque altra barbarie che ha vissuto l’umanità.
Il giorno del ricordo non è il momento in cui si paragona la Shoah ad altri genocidi, non è il giorno in cui la reazione consuma la sua rivincita sul progresso e non è neanche il giorno in cui si concede una festa ai figli dei nostalgici del fascismo, e tutt’altro ed è molto di più.
Le frasi del Presidente Carlo Azeglio Ciampi che fu giovane militante del partito d’azione, ma anche il primo uomo delle istituzioni a celebrare la ricorrenza dovrebbero soggiornare costantemente nelle nostre memorie e sui libri di scuola a certificare un monito, ma anche scandire la necessità di ricercare una memoria condivisa capace di ricongiungere la nazione.
«Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono».
A completamento di questa giornata andrebbero sempre menzionate la figure del Presidente Ciampi, quelle dei firmatari del disegno di legge e quelle dei parlamentari del 2004 che a larghissima maggioranza istituirono questa ricorrenza.
A 100 anni dalla nascita di una dittatura che si contrapponeva a Monarchie talvolta assolute ed ad altrettante dittature ancor più sanguinarie, il giorno del ricordo dovrebbe avere una molteplice valenza, dovrebbe contribuire ad unirci, a celebrare la pace e la libertà ed far consolidare in noi il sentimento di patriottismo proprio di una comunità nazionale che discute e che riesce ad essere finalmente coesa.
Ecco il valore del giorno del ricordo, ammainiamo gli stendardi perché poco importa se i malcapitati erano comunisti, fascisti, cattolici, ebrei od ortodossi, quelli erano italiani come noi !