Mentre crescono le preoccupazioni per il conflitto che imperversa in Ucraina, bisogna fare i conti con le ripercussioni economiche che questo sta causando al nostro paese, con cittadini e famiglie già provate da due anni di crisi pandemica.
Una riflessione e un allarme arrivano dalla Ugl di Caserta e dal segretario Ferdinando Palumbo sempre attento alle evoluzioni che si ripercuotono nel settore agroalimentare. “Con il conflitto in corso il prezzo degli alimenti è destinato a crescere e noi importiamo da entrambi i paesi in guerra” spiega il sindacalista “Russia e Ucraina sono rispettivamente il terzo e l’ottavo produttore al mondo di grano, sarà dunque inevitabile il conseguente aumento dei prezzi di pane e pasta con evidenti ricadute per le tasche degli abitanti della provincia”.
A far insorgere il sindacalista le quotazioni del grano che sono balzate del 5,7% nella sola giornata del 24 febbraio, raggiungendo il valore massimo degli ultimi 9 anni ed anche la notizia che l’Ungheria ha bloccato le sue esportazioni per preservare le proprie scorte.
La proposta accorata del segretario Palumbo è di ritornare ad investire in agricoltura, in grano, in girasoli, ed in tutto ciò che non ci rende autosufficienti. “Caserta e la sua provincia, un tempo denominate Terra di Lavoro, erano uno dei centri agricoli più importanti dell’intero mezzogiorno, purtroppo negli ultimi 30 anni abbiamo investito in settori non strategici e adesso mancano proprio i beni agricoli, che forse ci toccherà acquistare dai paesi della primavera araba, al momento anch’essi soggetti a sanzioni internazionali” e prosegue concludendo “da anni abbiamo disinvestito e abbandonato le campagne perdendo posti di lavoro ed oggi siamo in difficoltà nel reperimento dei prodotti”.