Prisco De Vivo nasce a San Giuseppe Vesuviano, Napoli nel 1971. Sin dall’infanzia, rivela un’eccezionale predilezione per il disegno e la pittura. Significativo è stato l’incontro con il maestro Pietro Annigoni, che lo ha guidato verso una poetica pittorica esistenziale rendendo decisivo il suo orientamento artistico intimista. Le sue prime influenze gli derivano dallo studio dell’arte antica al barocco di Jusepe de Ribera, da Eduard Munch all’espressionismo tedesco. Il suo discorso artistico tratta in maniera singolare dell’inquietudine umana e si sviluppa in una dimensione estremamente concettuale. Le sue immagini non sono mai “comode”, o naturalmente belle, esse, invece, dimostrano che l’estetica del dolore ha la stessa forza evocativa delle connessioni sinaptiche, la rappresentazione fa da contraltare alla visione ultima dell’opera che diviene, trasforma e ripara ogni ciclica impalcatura. “Prisco De Vivo è il pittore della profondità concettuale, che misura il grado della sua umoralità ricca e impregnata d’espressività in una corporalità mossa e fortemente carica di linguaggio, per cui ogni centimetro quadrato del suo lavoro è indispensabile e non separabile nell’economia sfarzosa dei corpi”, afferma Francesco Gallo.
Come hai scoperto la tua passione verso l’arte?
Mi ha spinto una grande forza di volontà, davanti a me si è aperto il fare artistico in un modo del tutto innato. Cominciai a disegnare a 12 anni, a 14 anni invece iniziai a dipingere, mettendomi costantemente alla prova e in continua discussione. L’arte costa tanta fatica, ma se davvero hai passione per quello che fai, prima o poi, verrai ricompensato.
La tua arte è senza ombra di dubbio contemporanea, ma nelle tue opere tratti anche tematiche mitologiche/classiche. Per esempio la Metamorfosi di Dafne. Come mai la scelta di questo personaggio?
È vero, le mie tematiche sono classiche, amo il Classicismo e la Mitologia. Nella Metamorfosi di Dafne, ciclo di pittura e scultura, cerco di portare fuori dal personaggio l’inquietudine, la poesia e l’idea della mutazione in chiave simbolica ed esoterica.
Se ben ricordo è stata la bellezza di questo territorio a spingerti a trasferire il tuo studio a Quadrelle… Qual è la tua opinione riguardo la promozione dal patrimonio naturale artistico del nostro mandamento?
La promozione della bellezza del nostro territorio diventa davvero molto difficile, per la dissociazione dei suoi abitanti e la poca volontà da parte delle amministrazioni a concentrarsi sulla cultura. Credo invece che c’è un’attenzione al cambiamento da parte dei giovani, che si organizzano con i mezzi dell’associazione non profit per la divulgazione dei beni territoriali. In quanto ad Avella credo ci siano tutte le condizioni per renderla una realtà artistica di respiro nazionale, ciò non solo grazie alla sua antica e storica origine, ma anche alla collocazione nel suo fiabesco paesaggio.
Che visione hai del nostro territorio in chiave contemporanea e lo sviluppo della ricerca artistica?
Sono convinto che in ogni cosa tutto è dettato dall’attenzione, figure giovani e sensibili dedite alle arti ce ne sono, anche se poche, nel momento in cui decidano di cooperare insieme possono fare davvero tanto.
Progetti per il futuro ad Avellino?
Ad Avellino da qualche mese ho definito un progetto dal titolo “Volti Irpini” una mostra-evento che coinvolgerà più di 40 figure viventi e scomparse dell’Irpinia. Saranno dei ritratti di persone che si sono distinte nelle arti, nella musica, nel giornalismo, nella politica e nelle attività sociali. Un affresco alla città e alle sue figure, ma innanzitutto alla sua terra, questo progetto lo concentrerò anche nella parte nobile del mandamento con le sue figure ed i suoi personaggi.
Cosa consiglieresti ai giovani che aspirano a diventare artisti?
Il mio consiglio è quello di conoscere, visitare musei, gallerie e gli studi degli artisti, dove l’arte si crea, si diffonde e si vende, colui che è interessato all’arte deve immergersi in tutto, deve sporcarsi le mani e talvolta inciamparci dentro.
Ritrovi delle potenzialità, delle figure giovani propense ad avvicinarsi ad un’attività artistica come la tua?
Direi che sono tanti i giovani propensi ad avvicinarsi alle attività artistiche, purtroppo hanno bisogno di vere guide, tali da poterli instradare nel modo giusto, anche dove loro credono di non arrivare mai.
Beatrice Donatella Gigli A.
Di seguito riportiamo anche l’intervista al Maestro De Vivo, a cura del nostro Direttore Editoriale Felice Siniscalchi