Salvare il “paradiso” dei gorilla e la seconda foresta pluviale più grande del mondo. È il tema dell’interrogazione alla Commissione europea dell’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini che ha chiesto la salvaguardia dell’ambiente e la tutela delle risorse comunitarie dei parchi naturali Virunga e Salonga, oasi del Congo dichiarate patrimonio Unesco rispettivamente nel 1979 e nel 1984. Il governo della repubblica africana ha dato il via alla loro declassificazione da aree protette ad aree trivellabili. Una decisione presa lo scorso luglio che mette in grave pericolo il prezioso ecosistema dei due polmoni verdi. Il parco nazionale Virunga, 7800 metri quadrati, ospita una delle due sub popolazioni esistenti di gorilla di montagna a rischio estinzione: con la declassificazione, 1720,75 chilometri quadrati passerebbero da aree protette ad aree trivellabili; il Salonga è la seconda più grande riserva pluviale del mondo, è ampia 36mila chilometri quadrati e con la declassificazione “perderebbe” 2767,5 chilometri quadrati da utilizzare per attività estrattive. Dal 1988 la Repubblica democratica del Congo è destinataria di finanziamenti da parte della Commissione europea: 30 milioni di euro per la conservazione della biodiversità e 703 milioni di euro per la lotta alla povertà del Congo. Per questo Piernicola Pedicini ha interrogato la Commissione europea: “Considerando l’incompatibilità delle attività estrattive con la protezione della biodiversità e l’arricchimento della popolazione – scrive il vicepresidente Acp-Ue – quali risultati sono stati ottenuti con questi finanziamenti, quali meccanismi giuridici saranno attuati contro lo spreco delle risorse comunitarie e quali salvaguardie saranno prese nell’ambito dei negoziati sul nuovo accordo di partenariato Ue-Acp per difendere gli investimenti dei cittadini e garantire il raggiungimento della priorità “proteggere l’ambiente?””. All’interrogazione, la Commissione europea ha risposto che, dopo l’annuncio dell’approvazione, da parte del governo congolese, di una commissione incaricata di valutare la possibilità di svolgere attività petrolifere “l’Unione europea, gli Stati Uniti, il Canada e la Svizzera hanno inviato una lettera congiunta al primo ministro per rammentare gli impegni comuni e l’incompatibilità tra la prospezione e l’estrazione di petrolio, da un lato, e lo status di patrimonio mondiale dei siti in questione, dall’altro”, e che “l’erogazione dei fondi europei è subordinata alla verifica della regolarità e della legittimità delle operazioni”. “La Commissione europea – afferma Pedicini – deve vigilare su quanto sta avvenendo nella Repubblica democratica del Congo e sull’utilizzo dei fondi comunitari, per salvaguardare la natura e la bellezza di questi monumenti naturali e per evitare che finiscano nelle mani di questi signori del petrolio che rappresentano lobby affaristiche interessate solo al profitto, come già successo in Basilicata, regione che ha subito sulle sue bellezze naturali gli effetti devastanti delle attività estrattive”.