Lo aveva già preannunciato ad inizio agosto il Wall Street Journal, uno dei più importanti quotidiani finanziari al mondo, il possibile e rapido aumento del prezzo del grano dovuto ad un mix di inverno molto freddo ed estate bollente. Ed aveva fatto presagire che si sarebbe potuti tornare ai picchi del 2012. Diversi analisti del settore, come riportato dall’autorevole giornale americano, hanno rilevato che “ogni ulteriore calo delle forniture potrebbe condurre il mercato in condizioni di grossa scarsità di offerta”, situazione nella quale il prezzo sale sempre per le leggi dell’economia. Circostanze che avrebbero avuto un conseguente effetto sui prodotti trasformati, in particolare pane e pasta. La produzione, in particolare, sarebbe calata in Unione Europea, Russia, Stati Uniti, Canada, Ucraina, Pakistan Australia e Turchia. Tutti i grandi produttori, in pratica e non solo. Secondo le stime USA, la produzione globale di grano calerà da 758 a 730 milioni di tonnellate anno su anno. Ed era stata la stessa Coldiretti ad allarmarci prima di metà agosto con un comunicato che non lascia spazio a fantasie: “La siccità e il caldo hanno “bruciato” questa estate la produzione di grano in Europa del 10% rispetto allo scorso anno per effetto soprattutto del calo dei raccolti in Nord Europa, in Germania e Francia. Le stime – secondo l’organizzazione – sono ridotte ad appena 127,7 milioni di tonnellate per il grano tenero destinato a pane e biscotti nell’Unione Europea, secondo Strategie Grains, mentre per il grano duro destinato alla pasta il calo è contenuto al 4% con un quantitativo di 9,2 milioni di tonnellate a livello europeo. La produzione di grano tenero della Francia stimata pari a 35,1 milioni di tonnellate, il 4% in meno rispetto allo scorso anno, mentre in Germania, che è il secondo produttore di grano dopo la Francia, la produzione di grano si è ridotta del 20% su valori per la prima volta insufficienti addirittura per coprire i fabbisogni interni ma una forte contrazione dei raccolti si registra anche in Scandinavia”. Le conseguenze, quindi, e con molto rammarico sono abbastanza chiare: aumenta il costo del grano, quello della farina e dunque anche quello del pane, della pasta e dei prodotti da forno.