Una foltissima presenza di studenti dei corsi di medicina e fisioterapia, e di specializzandi in ortopedia e pediatria ha fatto da cornice ad una interessantissima giornata di aggiornamento professionale tenutasi presso l’Università degli Studi di Salerno nell’Aula delle Lauree, su iniziativa dell’Ateneo in collaborazione con due aziende ospedaliere, la salernitana Ruggi d’Aragona e l’avellinese San Giuseppe Moscati. In apertura i saluti del prof. Carmine Vecchione, direttore dip. Medicina, Chirurgia e Odontoiatria “Scuola Medica Salernitana” UNISA, del dott. Alfredo De Santis, direttore dip. Informatica UNISA, del dott. Vincenzo D’Amato, commissario straordinario A.O.U. Ruggi d’Aragona e del dott. Renato Pizzuti, direttore generale A.O. San G. Moscati. Anche il dott. Rosario Pacifico, primario f.f. U.O.C. Pediatria A.O.U. Ruggi d’Aragona, e il dott. Antonio Medici, primario dip. Ortopedia A.O. San G. Moscati, hanno inviato i loro saluti alla platea perché impossibilitati a partecipare.
Quindi gli interventi dei relatori, tutti di alto spessore, sui seguenti temi: “Esame clinico ed implicazioni per il management del piede del bambino” a cura del prof. Nicola Maffulli, titolare Cattedra di Ortopedia UNISA e direttore Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia UNISA, “Piede lasso infantile??” del prof. Pietro Vajro, titolare Cattedra di Pediatria UNISA e direttore Scuola di Specializzazione in Pediatria UNISA, “Nostra esperienza clinica sull’incidenza del piede piatto; osservazioni di un presidio ospedaliero” del dott. Antonio Vitale, primario dip. Pediatria A.O. San G. Moscati, “Piede piatto lasso del bambino: quando intervenire chirurgicamente” della dott.ssa Giulia Ranieri, resp. sezione di Ortopedia Pediatrica A.O.U. Ruggi d’Aragona.
In particolare, Maffulli e Vajro, entrambi luminari a livello internazionale, hanno sottolineato nei loro interventi la necessità di vincere la sedentarietà che è tipica delle nuove generazioni, e quindi far praticare attività fisica ai bambini con continuità, e comunque farli camminare molto a piedi. Essi hanno rimarcato, altresì, l’utilità di perseguire vie terapeutiche conservative, lasciando l’approccio chirurgico a situazioni davvero estreme. Contributo significativo al dibattito è stato dato dal dott. Mauro Nese, primario f.f. U.O.C. Ortotraumatologia e Ortopedia A.O.U. Ruggi d’Aragona, anch’egli presente.
Conclusioni affidate alla dott.ssa Maria Antonietta Fusco, cardiologa ed ideatrice del Metodo KS, che ha, tra l’altro, focalizzato l’attenzione sulle più recenti pubblicazioni internazionali attinenti alle innovazioni tecnologiche nell’ambito delle ortesi plantari per il piede del bambino, ha fatto un excursus su tutti i lavori scientifici realizzati negli anni da lei e dal suo team, sottolineando quanto sia tutt’oggi innovativo l’approccio valutativo, diagnostico e terapeutico del Metodo KS. “Tutti gli autorevoli relatori hanno oggi concordato – spiega la Fusco – che l’approccio del Metodo KS è il più vicino alla vera fisiologia del piede come parte integrante di tutto l’organismo, e per questo rappresenta un’efficace innovazione tecnologica, sia per la foggia e le dimensioni delle ortesi che per l’assoluta personalizzazione dell’ortesi stessa. I materiali da noi utilizzati, e messi a punto nel corso degli anni, risultano per le loro caratteristiche fisiche quelli meglio tollerati dai pazienti, e garantiscono risultati clinici eccellenti.”
Alberto De Rogatis