Quando a metà agosto era passata davanti al canile non se l’era sentita di lasciare lì quel pitbull che la guardava disperato: sembrava sapesse già che, senza qualcuno disposto ad adottarlo, sarebbe stato soppresso. A quel punto ha deciso in un attimo che lo avrebbe preso lei, che di cani se ne intendeva, e lo avrebbe accolto in casa come aveva già fatto in passato con diversi altri pitbull.
In quel momento Robin Conway, 64enne del Maryland, non sapeva che stava firmando la propria condanna a morte. Non poteva immaginare che il cane al quale stava salvando la vita non solo non le avrebbe ricambiato il favore, ma l’avrebbe addirittura sbranata e uccisa pochi giorni dopo.
Robin è uscita lunedì pomeriggio per far fare una passeggiata al nuovo arrivato ma non è mai più rientrata a casa. Il marito, all’imbrunire, non vedendola arrivare ha cominciato a preoccuparsi ed è uscito per cercarla, ma non ha dovuto fare molta strada: ha trovato subito sua moglie nel cortile sul retro dell’abitazione, stesa in terra morta, con il pitbill che le stava sopra e ringhiava infuriato. In qualche modo è riuscito a neutralizzare il cane e a legarlo alla recinzione, poi ha chiamato la polizia: al loro arrivo gli agenti hanno trovato l’animale che si agitava ancora e abbaiava furiosamente, e a quel punto hanno deciso di abbatterlo tramite eutanasia. Ora, mentre le indagini di rito proseguono, si attendono gli esami dell’autopsia sul cane per capire se avesse la rabbia o altri problemi medici, anche per individuare eventuali responsabilità dei titolari del canile.
«Mia sorella era una persona premurosissima e innamorata degli animali, aveva centinaia di amici – dice Susan LeClair, la sorella di Robin – Nella sua vita ha avuto diversi pitbull, tutti docili e adorabili. È ovvio che in quest’ultimo c’era qualcosa che non andava, ma questa tragedia non deve portare a facili generalizzazioni e a dire che tutti i pitbull sono aggressivi e pericolosi: non è così e mia sorella non avrebbe mai accettato che si dicessero cose del genere».