La biodiversità campana e ciò che ne deriva in campo alimentare, passa sicuramente per Nola che può vantare testimonianze molto antiche: ne sono prova provata le decine di affreschi rinvenuti nelle aree archeologiche vesuviane che rimandano a veri e propri racconti di diete. Il cibo, il nostro cibo campano, è memoria, identità, cultura, è riunione, convivialità ed è proprio grazie a questo che la vetrina italiana presentata in questi mesi a Milano non risulta svuotata del suo valore intrinseco.
Non voglio fare storiografia del gusto, ma è necessario fare un rapido salto nel tempo, arrivando a quando la città di Napoli torna ad essere capitale del regno e in quel momento storico il cibo si trasforma grazie ad un personaggio. Ha redatto nel 1525 il primo libro di cucina di cui si è venuti a conoscenza in Europa: “Libro de Guisados”. Questo dispensatore di delizie è Ruperto de Nola, figura rappresentativa piuttosto controversa dell’arte culinaria: non si sa infatti con certezza se sia catalano o se fosse nativo di Nola, detto tra noi preferisco di gran lunga la seconda ipotesi, in nome di un orgoglioso campanilismo. Fatto sta che questo cuoco in età aragonese ha dilettato le gole di decine di famiglie di rilievo. La sua opera, comprendente l’ introduzione e 242 ricette, è diventata una vera e propria antologia del gusto tracciando le coordinate sensoriali degli anni più fiorenti della dominazione del re Ferdinando I di Aragona. Pare che le sue leccornie siano state un punto di riferimento persino per la famiglia Orsini, alquanto potente a quei tempi nell’ agro nolano, e chi è venuto a contatto con la sua opera ha potuto, insieme con il sognare prelibatezze irraccontabili, conoscere l’ aria che si respirava a corte: a tavola da sempre si sono decise le sorti del mondo.
Per chi volesse approfondire queste tematiche rimando allo stuzzicante libro di Antonella Laudisi giornalista del Mattino, che ha riprodotto nel 2008 la versione originale del libro di Ruperto, tastando perfettamente il punto sul quale voleva dirigere la propria attenzione l’ autore originale: “Il cibo racconta. Attraversa la storia, varca confini e avvicina mondi(…)il cibo disegna, ricorda” e alla fine non si può che non trovarsi d’ accordo con lei nel combattere contro la cultura del non siamo più abituati a progettare in grande, del ci siamo rassegnati a occuparci solo dei dettagli. E questo probabilmente è il messaggio lanciato anche dall’ Expo Milano 2015, della quale ormai tutti ne abbiamo la pancia piena.
E per mantenere vivo quest’ amore per la bella e buona cucina a Nola dal 2010 è stato istituito un premio in nome del Mestre Ruperto, coadiuvato da Slow Food Agro Nolano, per mostrare il lavoro di quanti tutelano, favoriscono ed accrescono il patrimonio enogastronomico dell’agro nolano e vesuviano, contribuendo a frenarne l’impoverimento. “Puntare sulla figura di Ruperto significa dare sostegno a chi si impegna coraggiosamente nella difesa e nella valorizzazione della nostra terra, senza aspettare che arrivino aiuti dall’alto” -queste le parole di Gianluca Napolitano, fiduciario dell’ associazione, in occasione della scorsa edizione del premio. Si attendono le date del 2015. (Martina Tafuro)