L’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare e Endovascolare è centro di riferimento per la tecnica di termoablazione a radiofrequenza.
A partire da oggi, mercoledì 11 febbraio, L’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) diventa punto di riferimento per tutti quei medici che vogliono approfondire la cura delle vene varicose attraverso una tecnica innovativa. Con una serie di workshop mensili, della durata di due giorni, l’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare e Endovascolare, diretta dal dottor Francesco Pompeo, curerà infatti l’addestramento teorico e pratico rivolto all’utilizzo della termoablazione a radiofrequenza.
Quando si parla di vene varicose ci si riferisce a quella che viene tecnicamente definita insufficienza venosa. Nelle vene che riportano il sangue dalla periferia verso il cuore sono presenti delle valvole che impediscono al sangue di tornare in basso per l’azione della gravità. Quando queste valvole non funzionano più correttamente il sangue ristagna, le vene si ingrandiscono e diventano visibili. Tipicamente questo disturbo viene affrontato agendo sulla vena Safena, un vaso sanguigno superficiale situato negli arti inferiori.
La vecchia tecnica consisteva nel cosiddetto “stripping”. In pratica, la vena safena veniva letteralmente sfilata attraverso una procedura chirurgica che prevedeva anestesia spinale, se non generale. Ma negli ultimi anni si è andata sempre più affermando, fino a diventare lo standard di trattamento, una nuova metodica: la termoablazione.
“Qui al Neuromed – dice il dottor Pompeo – utilizziamo la termoablazione a radiofrequenza. In pratica, si inserisce una sonda nella safena, attraverso una puntura effettuata poco al di sotto del ginocchio. Da qui la sonda viene spinta in alto lungo la vena fino a livello dell’inguine. A quel punto si inizia il trattamento vero e proprio: emettendo onde radio, la sonda riscalda la vena circostante fino a 120 gradi. La ritiriamo gradualmente, sette centimetri alla volta in modo da riscaldare l’intero percorso. Alla fine, grazie all’intenso calore sviluppato, otteniamo la chiusura della vena, con la risoluzione del problema, senza doverla asportare. Tutto il trattamento viene eseguito sotto costante controllo ecodoppler”.
L’intervento di termoablazione ha grandi vantaggi rispetto alla tecnica chirurgica tradizionale. Oltre ad essere eseguito solo in anestesia locale, il recupero è velocissimo. “La procedura impiega solo 15 minuti di tempo – spiega Pompeo – e successivamente i pazienti hanno bisogno solo di una calza elastica o un bendaggio elastico. Insomma, arrivano al mattino e dopo due ore possono tornare a casa”.
I vantaggi offerti dalla termoablazione hanno rapidamente attratto l’attenzione dei clinici che lavorano su questo problema. In questo ambito, in collaborazione con l’azienda produttrice dell’apparecchiatura a radiofrequenza, il Neuromed è stato scelto come centro di riferimento per la formazione e l’addestramento. Gli incontri formativi, della durata di due giorni, si svolgeranno con cadenza mensile e coinvolgeranno da quattro a cinque medici per volta. “Il programma di formazione per i medici – spiega il Direttore dell’Unità operativa – prevede una giornata dedicata alla teoria e una alla pratica, sia utilizzando un simulatore che assistendo agli interventi”.
L’intera equipe medica dell’Unità operativa di Chirurgia Vascolare e Endovascolare sarà coinvolta in questo programma di formazione, che mira a rendere sempre più agevoli e sempre meno invasivi gli interventi nei casi di vene varicose.