di Gianni Amodeo
Natura morta con attori, è l’impegnativo e arduo testo, in cui Fabrizio Sinisi– drammaturgo e poeta- con raffinata e penetrante scrittura focalizza la complessità e le inquietudini esistenziali della condizione umana. E alla sua rappresentazione, per la regia di Benedetto Sicca, è ancorata la prima delle cinque pièce della rassegna del Teatro nazionale, diretto da Roberto Andò, dedicata ai percorsi di conoscenza, su cui procede la drammaturgia contemporanea. Intitolata Innesti, a mo’ di significativa espressione metaforica di sperimentazione che si propone di scarnificare il reale, nulla concedendo al banale e alle mistificazione della retorica supponente, la rassegna si annuncia con tutte le peculiarità di un’interessante approccio e ricerca per le nuove modalità e forme di linguaggio teatrale, di cui la prima ha fornito una cospicua testimonianza.
Proposta giovedì nel Ridotto del Mercadante con successive repliche fino a domani alle ore 18,00, la pièce è anche un omaggio reso all’essenzialità e alla radicalità del pensiero e della pluralità dei linguaggi di Pier Paolo Pasolini -, di cui ricorre il centenario della nascita- sui versanti della realismo letterario, della cinematografia e del giornalismo, coniugati con l’impegno civile e dell’anticonformismo, di cui gli Scritti corsari e le Lettere luterane, sono le eloquenti e pregnanti espressioni nella presa diretta dell’immediatezza, nel racconto dell’ Italia plasmata dagli eccessi del modello socio-culturale del consumismo. A comporre la trama del testo in scena, è l’incrociarsi e il sovrapporsi per antitesi delle esperienze di vita, vissute da Lui e da Lei, personaggi incarnati e interpretati da Francesco Roccasecca e Beatrice Vecchione, in dialogo incalzante, in cui ritrovano il loro passato e il loro presente. Un passato segnato dalla manifestazione studentesca – svoltasi a Venezia anni prima-, a cui hanno partecipato e della quale nei loro stati d’animo restano impressi, come sedimenti insorgenti e sempre affioranti dell’incanto giovanile smarrito, slogan e parole d’ordine che disegnavano progetti, aspirazioni e desideri di un mondo e di una società di armonica perfezione che, però, hanno avuto diritto di cittadinanza universale soltanto nei cieli dell’utopia e della fantasia. Ed il loro presente appare- ed è- estraneo all’incanto di quei lontani anni, rinserrato com’è nelle gabbie della graduale rassegnazione al divenire delle cose e all’indifferenza anticamera del nichilismo, approdi naturali di scelte di vita non rispondenti agli ideali giovanili. Approdi e sconfitte di sé.
Lei, è diventata una prostituta d’alto bordo, Lui, s’atteggia ad intellettuale afflitto da vacue leziosità e narcisista, per nulla disposto a riconoscere i propri fallimenti; e sono ignari l’una dell’altro. Poi, Lui bisognoso di compagnia telefona alla donna e le chiede di raggiungerla a casa. Lei accetta, ma non c’è l’epilogo dell’intesa concordata, l’incontro prende altre vie e innesca d’incanto il reciproco riconoscimento, sulle tracce del ricordo della manifestazione studentesca vissuta tanti anni fa nella città lagunare. Un ritrovarsi per il modo e il senso con cui Lei e Lui hanno vissuto gli anni dell’incanto, che si trasfigura nella giostra delle ombre, come per evocare il mito della caverna di Platone, simbolo dell’apparente e falsa conoscenza, da cui è possibile affrancarsi attraverso l’assoluta e radicale ricerca della conoscenza e della verità, verso se stessi, gli altri e il mondo. E l’approdo della ricerca, che si alimenta della forza del dialogo tra Lei e Lui s’identifica con la pietra angolare della costruzione dell’umana dignità.
“La scrittura di Fabrizio Sinisi, una lingua di poesia per il teatro- un linguaggio in versi inusuale e difficile, antipsicologico e letteralmente “incredibile”- ha squarciato, nella messa in scena,- scrive il regista Benedetto Sicca– ogni ipotesi convenzionale di definire la relazione tra uomo e donna, spostando l’attenzione sull’esplorazione della relazione di ciascuno dei personaggi e la propria anima. O- meglio ancora, sottolinea- tra ciascuno di loro e le loro ombre. Ognuno di loro diviene protagonista del dialogo interiore dell’altro, inducendo l’altro alla ricerca della verità”; appunto alla liberazione dalle ombre con cui s’annodano e avviluppano i nodi del ricordo del passato dissolto, dismettendo, al contempo, le “maschere” che s’indossano per convenienza e finzione. Un modo franco e di schietta autenticità, per riscoprire il senso di sé e della propria finitezza e fragilità, ma anche e soprattutto delle loro solitudini, per le quali Lei, pare assumere le sembianze di una Novella Maddalena e Lui quelle di un Novello Povero Cristo.
Una rappresentazione di forte caratura e di alto coinvolgimento emotivo, con giovani interpreti pienamente calati nello spirito del testo di Fabrizio Sinisi. Una prova di maturità artistica per Francesco Roccasecca e per Beatrice Vecchione che raccolgono il premio per la loro duttilità espressiva e di gestualità. Un riconoscimento davvero rilevante per l’attrice particolarmente legata al territorio dell’ Unione intercomunale della Valle dell’Alto Clanio, agli amici de L’Incontro e di ProTeatro.
Nella sequenza della rassegna del Teatro nazionale, il secondo Innesto, dopo Natura morta con attori– sempre al Ridotto del Mercadante – sarà in scena il 10 marzo, con Napoli mon amour, testo di Alessio Forgione, nell’adattamento di Mariano D’Amora, regia di Rosario Sparno, con Angela Fontana, Marcello Manzella, Gennaro Apicella. Il 21 aprile coincide con Lettere intime di Diego Nuzzo, video di Alessandro Papa e suono di Italo Buonsenso. Dall’11 al 15 maggio la scena è per Cuore–Sostantivo maschile, con testo di Angela Di Maso e regia di Alvia Reale che n’è anche interprete con Daniela Giovannetti. Chiusura della rassegna, il 16 e 17 maggio, con Tradimenti di Harold Pinter, per la regia di Michele Sinisi, in scena con Stefano Braschi e Stefania Medri. A far d’anteprima, il convegno di analisi e rivisitazione dell’opera di Pinter.