In rete e sui social network circolano diverse immagini e video di produttori di albicocche del Sud Italia che protestano per via della scarsa remunerazione ottenuta e che reagiscono non raccogliendo o buttando a terra il prodotto nei campi. Il tutto a fronte di prezzi medi al dettaglio di 4 euro.
Se si propongono al produttore prezzi d’acquisto di 0,40-0,20 euro/kg (o addirittura in alcuni casi 0,07 euro), è palese che non sia più possibile proseguire la strada intrapresa. E così i produttori pensano a lasciare i frutti sugli alberi o, peggio, ad abbandonare i terreni e la coltivazione del frutto. Il maltempo, i costi elevati di produzione, la burocrazia incalzante e tanto altro rendono quello dell’agricoltore un mestiere sul filo del rasoio, ogni giorno.
“Tanto grande può essere la soddisfazione per avere un prodotto buono, di qualità, di calibro adeguato e di bell’aspetto, quanto frustrante e deludente è non vedersi riconosciuto il proprio lavoro” dichiara un operatore.
Qualcuno chiede se questo sia l’atteggiamento giusto da assumere e quali vantaggi se ne possano ricavare. Altri propongono l’associazionismo e la formazione di cooperative per avere una presenza più compatta sui mercati.
“E’ il ruolo dell’agricoltore che deve cambiare – scrive un altro operatore – Per fare reddito non basta più solo produrre, bisogna imparare anche a vendere, promuovere, inventarsi nuovi business”.
In Basilicata, i produttori di drupacee hanno indetto diverse proteste nelle scorse settimane e oggi, 21 giugno a Scanzano Jonico, si incontreranno per discutere delle problematiche in cui versa l’agricoltura e delle difficoltà dei produttori nel commercializzare la frutta e la verdura a prezzi equi e non fallimentari.
Author: Maria Luigia Brusco -FreshPlaza