Sono eloquenti i dati statistici, con cui è corredata la relazione del titolare dell’Ufficio di Garanzia dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione-Campania, Cesare Romano; un prospetto, che squaderna in rassegna strutturata ed analitica gli aspetti più corposi e preoccupanti della condizione dei minori e degli adolescenti sui territori, con riferimento specifico al 2013, che, viene da aggiungere, non scaturisce dal caso e per improvviso sortilegio cinico e beffardo. E’ piuttosto l’evolversi degli effetti di situazioni irreversibili che si sono venute consolidando negli anni pregressi, in un trend costante. Una linea di continuità, che desta sconcerto ed allarme sociale.
E così risulta a tutto tondo che la Campania detiene il primato del gioco d’azzardo minorile in ambito nazionale, con circa il 60 % di studenti giocatori. Il dettaglio è tanto più rimarchevole, se si considera che la media nazionale è del 47,1 % con il prevalente coinvolgimento della componente degli studenti delle scuole medie superiori. Al primato del gioco d’azzardo minorile, la Campania affianca quello della micro–criminalità, con indici di gran lunga superiori a quelli che si registrano in Sicilia e Calabria. Il sigillo allo scenario, per nulla rassicurante, è rappresentato dai 130 mila minori, che vivono in condizioni di povertà assoluta; cifra che corrisponde all’11, 7 % della popolazione minorile rispetto alla media nazionale, ch’è del 10,3 %.
Gioco d’ azzardo, così largamente praticato e diffuso, con sale ormai aperte in tutte le ore della giornata dappertutto, nei quartieri di città come nei piccoli Comuni, microcriminalità ad alta concentrazione e povertà assoluta nella specificità dei loro profili disegnano un contesto, che per le nuove generazioni non amplia il ventaglio delle corsie del futuro nella normalità della formazione scolastica, dell’acquisizione di competenze lavorative e via seguendo, ma le riduce ai minimi termini, se non le preclude del tutto. La seduzione, che esercita il denaro facile, fornito dagli eccitanti colpi di “fortuna” del gioco d’azzardo nelle sale, nei locali di ritrovo e nei bar dove imperano le slot-machine, con le loro frastornanti suonerie, non è certo il viatico della normalità sociale.
E se il denaro facile delle slot machine manca per l’esaurirsi dei colpi di “fortuna” od evapora in consumi banali e viziati, il passo verso la micro-criminalità, in tutte le sue variegate forme da quelle dello smercio, ma anche di auto-consumo, di droghe a quelle dei furti o delle estorsioni con ricatto ai coetanei diventa breve, anzi brevissimo, spesso preceduto dal saccheggio delle risorse di famiglia, rubando ai genitori denaro, gioielli e quant’altro possa tornare “utile” al momento. Un intreccio obbligato, che nella sua durezza segna le vite e tarpa le ali della speranza, rispetto ad un destino di normalità, che si coniuga soltanto ed esclusivamente con l’ impegno e con i sacrifici, per i quali si diventa responsabili verso se stessi e la società. Gioco d’azzardo e micro-criminalità nella loro aridità si ribaltano sulla povertà assoluta, in cui versano oltre cento mila minori. Ed è- questo- il riflesso, che fornisce la dimensione della sofferenza di tante famiglie abbandonate a se stesse, alla marginalità buia e senza vie d’uscita. Fiori…di male, che non nascono a sorpresa nel giardino nel giardino del …bene sociale. Un giardino che-evidentemente- non c’é.
Ma è opportuno proseguire nell’analisi .La relazione di Romano focalizza altri fenomeni, che comprimono la condizione dei minori e degli adolescenti sui territori, senza evidenziare particolari situazioni diversificate da una provincia all’altra, facendo, invece, risaltare una generale e conturbante uniformità di sfilacciamento nelle relazioni umane e sociali. Sono i fenomeni della dispersione e dell’evasione scolastica, i cui livelli restano alti, dello sfruttamento lavorativo e sessuale e dell’abuso di alcool. Fenomeni noti, a cui più recentemente si aggiungono quelli del cyber bullismo, dell’abuso sessuale all’interno delle famiglie, del cyber sex, che ha assunto la dimensione di vera e propria “moda”, coinvolgendo il 74 % degli adolescenti e il 34% delle adolescenti.
La realtà fotografata dal Garante dell’infanzia e dell’adolescenza pone famiglie, istituzioni e società di fronte alle proprie responsabilità di ordine civile ed etico, nello stesso tempo. E’ una realtà, per la quale Cesare Romano muove un appello netto e chiaro. “ Serve- si legge nella relazione- una mobilitazione culturale e politica, per affrontare le tante emergenze che colpiscono in particolare l’infanzia in Campania e l’attuazione di un tavolo tecnico con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, per riformare e rilanciare gli interventi a favore della tutela dei minori”
L’obiettivo del Garante è mirato sull’organizzazione e sulla promozione di campagne informative e di sensibilizzazione per la tutela dei minori e degli adolescenti. Un campo d’azione, che chiama in causa i servizi sociali degli Enti locali e gli oratori. Un campo d’azione, i cui capisaldi- va detto- non possono che essere le famiglie, in grado di assolvere il loro ruolo di attiva responsabilità verso i figli, e le scuole da restituire alle loro funzioni di socializzazione certamente, ma anche e soprattutto didattiche e formative. Un binomio, quello costituito dalla famiglia e dalla scuola, che da tempo non funziona con le interazioni dovute, nella distinzione dei ruoli e funzioni, ma soprattutto nella comune convergenza per l’etica della responsabilità verso le nuove generazioni. Le ragioni del recupero della cooperazione tra famiglia e scuola sono forti e marcate. Ed è richiesta alla prima la riaffermazione di ruolo educativo, che sempre ha esercitato, per quanto ne sia stata modificato e cambiato l’assetto “tradizionale”, alla luce delle trasformazioni sociali e dei costumi degli ultimi trenta anni, mentre alla seconda va restituita la funzione pubblica dello sviluppo dei processi formativi del conoscere e dei saperi, privilegiando i meriti reali e conclamati, a cui rapportare concrete opportunità di lavoro. Un privilegio di ordine civile ed etico, senza il quale l’apprendimento e lo studio paiono costituire una specie di circonferenza… senza centro
La famiglia e la scuola così atteggiate possono concorrere in modo costruttivo e serio a rimuovere le criticità, che emergono dalla relazione del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza .Ma c’è molto da fare. E senza la consapevolezza della gravità delle problematiche poste in risalto, le cui soluzioni richiedono interventi mirati e graduali con adeguato spirito di servizio, è difficile che si registrino mutamenti in positivo.