Si cerca la fonte del contagio nel Bresciano. La rete idrica è sotto stretta osservazione. L’Ats: “Attenzione all’acqua dei rubinetti”
È allarme polmonite nella Bassa Bresciana: 121 persone sono corse in ospedale con gli stessi sintomi e la stessa diagnosi. Ne parla Giovanna Stella sul Giornale
I 121 pazienti sono tutti concentrati nella Bassa Bresciana e in alcuni paesi al confine con l’alto Mantovano, sparsi tra i comuni di Calvisano, Carpenedolo, Montichiari, Acquafredda, Desenzano e Gavardo. Si pensa a un’epidemia e il contagio è inspiegabile.
Medici e tecnici stanno cercando di capire se ci sia una correlazione fra tutti questi casi.
Se ci sia una fonte di contagio unica. E se, vista la sintomatologia non tradizionale, si sia in presenza di polmonite comunitaria, presa cioè tra le mura domestiche e causata dal batterio della legionella.
Il batterio legionella, infatti, negli ultimi mesi ha destato parecchia preoccupazione a Bresso. I casi di contagio sono saliti fino 48 e 4 persone sono morte.
Ma mentre i medici cerano di capire cosa abbia scatenato questa epidemia di polmonite, non si può ancora dire per certo che c’entri la legionella.
Anche se è stato appurato che questo batterio ha contagiato due dei pazienti da ieri ricoverati in Rianimazione all’ospedale Civile di Brescia e le loro condizioni si sono aggravate.
Intanto, sono stati disposti accertamenti sulle morti di un 85enne di Carpenedolo e di una 69enne di Mezzane di Calvisano, nel Bresciano, per valutare se i decessi siano collegati ai casi di polmonite.
Entrambe le morti nel distretto interessato dei casi di polmonite, però, non sono dovute a legionella”. Lo ha detto il sindaco di Carpenedolo, Stefano Tramonti, dopo che era stata disposta l’autopsia sui corpi.
Preoccupazione per la polmonite
Questa epidemia di polmonite fa paura perché non è ancora stata individuata la fonte del contagio.
Ma non solo. Tutti i primi marker di screening effettuati in pronto soccorso, per capire appunto se si tratti di polmonite da legionella, sono risultati negativi.
In questo momento, quindi, la rete idrica è sotto stretta osservazone, ma anche i pozzi perché in alcuni dei paesi coinvolti i cittadini ricevono l’acqua da pozzi diversi e non da un unico distributore.
Da Ats rassicurano su ciò che sta accadendo, ma invitano tutti i cittadini a recarsi in ospedale ai primi sintomi di difficoltà respiratorie. Intanto, è stato inviato ai cittadini un decalogo di comportamento.
Ats (Agenzia di tutela della salute) ha rassicurato sull’uso dell’acqua dell’acquedotto: si può bere e può essere usata per cucinare. Ma qualche attenzione è necessaria per l’uso di docce e rubinetti: meglio sostituire i filtri e pulire il calcare dai soffioni.
Così come è opportuno lasciar scorrere l’acqua calda prima di utilizzarla, alternandola con quella fredda e aprendo le finestre, evitare l’uso di vasche idromassaggio, portare l’acqua della caldaia a 70-80 gradi.