Le lungaggini burocratiche hanno spesso effetti surreali. Un esempio tocca direttamente una delle filiere produttive più importanti della Campania, gli allevamenti bufalini. Coldiretti evidenzia che la decadenza di una delibera di giunta regionale del 2003 sta mettendo in difficoltà il processo riproduttivo. Questa delibera consentiva agli operatori zootecnici di utilizzare per la fecondazione delle fattrici bufaline gli stessi tori presenti negli allevamenti. Terminata l’operatività della delibera, la monta naturale andrebbe fatta solo con i tori iscritti ai libri genealogici. Alla luce delle necessità e dei cicli produttivi aziendali, gli allevatori sono di fatto “costretti” ad utilizzare tori dell’allevamento, ma così facendo si espongono al rischio di una sanzione.
“Chiediamo alla direzione regionale delle Politiche Agricole – spiega Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania – di voler adottare tutte le opportune iniziative per normalizzare la situazione, rendendo funzionali i libri genealogici per la sezione riproduttori maschie, e nelle more proporre alla giunta regionale di voler prorogare le disposizioni in materia di monta naturale dei tori bufalini non iscritti. Una misura di buonsenso che aiuterà i nostri allevatori a mantenere i livelli competitivi attuali, che consentono la realizzazione di un prodotto ambasciatore della nostra regione nel mondo, la mozzarella”.
In Campania gli allevamenti bufalini si concentrano principalmente tra Caserta e Salerno, che contano rispettivamente circa 200 mila capi e 90 mila capi. Ma gli allevamenti sono presenti anche a Napoli con oltre tremila capi, a Benevento con circa millecinquecento, meno di mille invece ad Avellino.