a cura di Grazia Russo
Martedì 18 febbraio si festeggia San Simeone, vescovo di Gerusalemme e cugino di Gesù, viene invocato contro i fulmini.
Nella logica primitiva di un uomo dei campi il tuono e il fulmine erano ritenuti manifestazioni di forze malefiche tese, quindi, ad arrecare danni all’uomo e ai suoi campi. Al loro scatenarsi si suonavano le campane che portavano scolpita la scritta in latino nimbos fugo, cioè disperdo le tempeste. Si tirava la palma consacrata, si accendevano candele benedette.
Per scongiurare i danni, i contadini ricorrevano a preghiere speciali o a riti propiziatori
C’è Gesù in mezzo ai campi
e nulla possono tuoni e lampi!
Oppure
Tuoni e fulmini, state lontano,
cento miglia e cento passi!
Questa è la casa di San Biagio
San Biagio e San Simeone,
questa è la casa di nostro Signore.
Il nostro Signore girava nei campi
Benedicendo tutti quanti
A Mirabella, a Montoro, contro i lampi si accendeva il mozzicone della candela rimasta dopo la processione del venerdì santo. Si poneva davanti all’immagine di tre Santi: la Madonna, Sant’Antonio che protegge dal fuoco e San Bernardino che nel suo stemma ha il sole.
A S. Andrea di Conza era invocata santa Barbara, il cui capo troncato dal padre, fu incenerito da un fulmine.
Appena i contadini udivano un tuono e vedevano un lampo gettavano in strada o un forcone o una falce per spedire il temporale lontano dai loro terreni coltivati.