a cura di Grazia Russo
Mercoledì 18 marzo, San Cirillo di Gerusalemme – Vescovo e dottore della Chiesa
Nella notte che precede San Giuseppe in alcuni paesi, tra cui Bagnoli Irpino, si accendevano i fuochi.
Questi fuochi, a cui la religiosità popolare assegnava virtù purificatrice e rigeneratrice, chiudono la teoria dei falò rituali che si accendevano presso le varie comunità irpine a partire alla vigilia di santa Lucia, il 17 gennaio a sant’Antonio Abate a Nusco, il 31 gennaio San Ciro ad Avellino…
Durante la veglia, accanto al fuoco acceso nelle piazze e nelle strade di tutti i quartieri, si consumavano ceci abbrustoliti e patate cotte sotto la cenere.
La gente del quartiere passa la notte attorno alle fiamme che indicano la via a san Giuseppe, alla Madonna e al Bambino Gesù.
Il fuoco si accendeva anche perché Gesù potesse fermarsi a riscaldarsi, visto che sui nostri monti la primavera giunge più tardi e si sentono ancora i rigori dell’inverno.
Nello stesso periodo, presso i romani antichi, si accendevano i fuochi per festeggiare l’equinozio di primavera, allo scopo di bruciare quanto di cattivo apparteneva al vecchio anno.