Un segnale di grande allarme viene lanciato dai rappresentanti dell’ANESV, sigla che in seno all’AGIS raccoglie e tutela in Italia tutte le imprese del comparto dedicato al cosiddetto “spettacolo viaggiante”. Un termine che accoglie migliaia di lavoratori impiegati nei parchi di divertimento a carattere tematico, acquatico e faunistico, sia permanenti che itineranti.
Un settore dello spettacolo che, pur contribuendo in maniera significativa all’aspetto ludico, sociale e culturale – e naturalmente a quello economico – della vita del nostro Paese, è completamente scomparso oltre che dalla quotidianità delle nostre azioni (com’è ovvio) anche dalle analisi e dalle informazioni ad esse correlate nell’elaborazione delle azioni di sostegno economico nonché di riapertura previste nella Fase 2.
“Anche noi come tutti – sottolinea Diego Guida, tesoriere nazionale ANESV e segretario generale delle sezioni Campania, Calabria e Sicilia – ci siamo trovati di punto in bianco a fronteggiare l’immensa crisi dovuta all’emergenza COVID 19. I luna park stanziali sono stati chiusi e il calendario di quelli viaggianti è stato soppresso, i parchi giochi cittadini, nei giardini comunali o in locali al coperto, hanno cessato le attività. Molti esercenti e tante compagnie, per loro natura itineranti, si trovano tuttora bloccati con le proprie carovane presso i Comuni dove erano installati prima dell’emergenza”.
Una situazione insostenibile per una categoria di lavoratori composta in genere da imprese familiari, il cui unico reddito è costituito dalla gestione delle proprie attrazioni.
“Le previsioni – continua Diego Guida – sono tutt’altro che rosee dal momento che il blocco dell’attività e le conseguenze a lungo termine della pandemia, non ultimo il comprensibile timore del pubblico, ci obbligherà al silenzio ancora per molti mesi. Sia chiaro che siamo pronti fin da ora a dialogare con tutte le Istituzioni, in primis con le Regioni, per definire tempi e modalità che ci consentano di affrontare in sicurezza la nostra Fase 2, ma nel frattempo è prioritario mettere i nostri associati in condizione di rispettare scadenze e impegni economici come pagare le rate dei finanziamenti bancari, gli oneri previdenziali o fiscali e, contemporaneamente, farli sopravvivere e stiamo parlando di oltre 20.000 lavoratori che compongono circa 5.000 imprese”.
Molte di esse hanno già esaurito le risorse disponibili a fronte di un decreto, il Cura Italia, che purtroppo non si dimostra sufficiente a garantire sia il passaggio di questa fase contingente e delle sue criticità sia di quella post-emergenza. “Il fattore tempo – conclude Diego Guida – può costituire una pericolosa deriva. Basti pensare al Mibact che gestisce i Fondi (130 milioni di euro) previsti nel Cura Italia per le emergenze nei settori spettacolo, cinema e audiovisivo, ma che al momento non ha ancora provveduto all’istituzione delle relative procedure che consentirebbe l’erogazione di tali finanziamenti. Ci auguriamo che questo avvenga quanto prima, sperando che nella logica delle ripartizioni si tenga in debita considerazione anche il nostro settore così che veramente “nessuno sia lasciato solo” come da mesi ci sentiamo dire”.